Un nuovo richiamo ad intervenire sul tema dell’eutanasia e a farlo in fretta, come sollecitato dalla Corte costituzionale lo scorso ottobre. Arriva in maniera congiunta dalla vicepresidente della Consulta, Marta Cartabia, dal primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Mammone, e dal vicepresidente del Csm, David Ermini, negativo però sulla possibilità che una nuova legge possa essere approvata entro settembre. Nonostante lo spiraglio aperto dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha auspicato l’approvazione di una legge sul fine vita “che preveda anche l’eutanasia”. Un’apertura, quella del leader dem, che appare come una sponda al M5s che ha presentato un disegno di legge con il deputato Matteo Mantero.

Ermini: “Difficile approvarla entro settembre”
A sollecitare un intervento era stata la Corte costituzionale lo scorso ottobre, dando tempo al Parlamento fino al 24 settembre 2019 per approvare una legge sul fine vita. “La sede più appropriata per intervenire”, ha spiegato la vicepresidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, è la legge sul biotestamento del 2017. Ma, secondo David Ermini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, è “realisticamente alquanto difficile che una nuova legge possa essere approvata prima di settembre”. L’unico disegno di legge, attualmente in discussione, è quello del deputato del M5s Matteo Mantero. Con i voti congiunti di Pd e M5s, in teoria, il progetto di legge potrebbe trovare l’approvazione del Parlamento.

La parola delle alte cariche della giustizia
“Un aspetto rilevante dell’ordinanza – ha spiegato Cartabia riferendosi a quanto detto dalla Consulta in autunno – è quello di dare la possibilità di muoversi sulle zone mancanti della legge del 2017. E quella la sede più appropriata per completare le parti mancanti”. Se il legislatore “dirà la sua sul tema la Corte ne terrà conto – ha aggiunto – in caso contrario il 24 settembre dovrà concludere il giudizio”. Per il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, “l’Italia deve, senza fare guerra di religione tra forze politiche, affrontare quello che la realtà impone”. Mentre Mammone auspica che il Parlamento “faccia un lavoro di coesione tra principi per arrivare a uno strumento legislativo che dia risposte all’esigenza di tutela dei diritti”.

Cosa succede se l’eutanasia non diventa legge
Lo scenario che si profila all’orizzonte nel caso in cui il Parlamento non riesca a produrre una legge, secondo il vicepresidente del Csm Ermini, è che “ricada sulle spalle dei giudici la responsabilità di risolvere problemi etico-giuridici lasciati in sospeso dal legislatore. Magari agitando poi, per ragioni strumentali, il rischio di una dominanza del potere giudiziario sugli altri poteri, in una parola l’annosa questione della supplenza della magistratura nei confronti della politica”.

Un diritto chiesto dal 93% degli italiani
Una legge, quella sull’eutanasia, che oggi ha il favore del 93% degli italiani. Un sondaggio condotto da SWG ha rilevato che il 56% degli intervistati è assolutamente a favore della legalizzazione del fine vita, mentre il 37% è favorevole a una regolamentazione dell’accesso in presenza di determinate condizioni di salute. L’ordinanza della Corte costituzionale era arrivata dopo la vicenda di Fabiano Antoniani, che nel 2017, a seguito di un incidente in cui era rimasto cieco e tetraplegico, era andato andato in Svizzera per praticare il suicidio assistito. L’indagine di SWG ha scoperto tuttavia che il 48% degli italiani non è a conoscenza dell’ordinanza della Consulta.

La raccolta firme dell’associazione Coscioni
Una raccolta firme in tutta Italia, organizzata dall’Associazione Luca Coscioni, è prevista nel weekend dal 10 al 12 maggio allo scopo di far conoscere la questione e accelerare la discussione parlamentare sulla legge. “Gli italiani sono favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia – dichiara Marco Cappato, leader dell’Associazione – e proprio per questo vengono tenuti all’oscuro della possibilità di realizzarla, che non è mai stata così concreta come dopo l’ordinanza della Corte costituzionale. L’approvazione di una buona legge sul fine vita passa dall’affermazione del diritto alla conoscenza per tutti i cittadini”.

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