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Bari, figlio del boss accompagnato in Ferrari alla prima comunione. Il parroco: “Qui il male fa più rumore del bene”

È accaduto domenica 28 aprile nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese. Don Antonio D’Angelo: "Un gesto offensivo verso tutta la società civile. Questa gente utilizza le strade, le piazze come fossero di loro proprietà. La mia comunità è sdegnata"
Bari, figlio del boss accompagnato in Ferrari alla prima comunione. Il parroco: “Qui il male fa più rumore del bene”
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C’è una Ferrari rossa ad accompagnare un bambino nel giorno della sua prima comunione. L’autista parcheggia davanti al sagrato e il piccolo, figlio di un boss in carcere (a cui hanno negato il permesso di partecipare alla funzione), scende ed entra nella chiesa Redentore, nel quartiere Libertà di Bari. E non è finita qui: a movimentare la domenica barese c’è anche uno spettacolo di fuochi pirotecnici organizzato però da un’altra famiglia, sempre legata alla mala locale, per festeggiare la comunione del proprio figlio. A raccontare la vicenda accaduta il 28 aprile scorso è stato il Corriere della sera. “È una ostentazione di forza da parte di questi criminali” commenta a ilfattoquotidiano.it il parroco della Chiesa don Antonio D’Angelo. “Un gesto offensivo verso tutta la società civile. Questa gente utilizza le strade, le piazze come fossero di loro proprietà. La mia comunità – prosegue don Antonio – è sdegnata. Il male in questo quartiere è una piccola parte che fa più rumore del bene”.

Le polemiche – intanto – montano tra le strade del quartiere Libertà, il più popoloso del capoluogo pugliese, dove l’emergenza criminale si respira in ogni angolo. Dove le saracinesche di tanti negozi sono state abbassate per sempre da commercianti stanchi di pagare il pizzo. Dove si si spaccia in pieno giorno. Dove la manovalanza della criminalità – molto spesso – non ha ancora raggiunto la maggiore età. “Le forze dell’ordine hanno fatto tanto in questi ultimi anni – commenta don Francesco Preite, direttore dell’oratorio dei salesiani del quartiere – ma episodi come questi affermano la prepotenza mafiosa. Il problema – prosegue – è che la comunità in queste circostanze non alza la testa ma si chiude perché ha paura di mostrare la propria indignazione”. Secondo il parroco, i ragazzi continuano a puntare su modelli sbagliati perché non trovano lavoro e spesso vedono nella malavita l’unica ancora di salvezza.

Nel quartiere Libertà le possibilità di un riscatto sociale sono poche nonostante gli sforzi della comunità di don Bosco che, in collaborazione con il Comune di Bari, ha inaugurato – ormai tempo fa – il primo social pub dove lavorano giovani disoccupati. Non solo, nell’oratorio salesiano vengono organizzati corsi di calcio, musica e teatro per portare via i ragazzi dalla strada e regalare loro nuovi interessi. Ma è ancora troppo poco. “L’amministrazione comunale sta facendo quel che può – conclude don Francesco – occorrono, però, interventi regionali e nazionali”. Nel quartiere, geograficamente a ridosso del centro ma ormai sempre più periferico, dopo le 20 c’è il coprifuoco: i cittadini extracomunitari hanno rilevato gran parte dei locali e fanno festa fino al mattino. Feste che spesso si concludono in rissa. Molti criminali sono in carcere, ma la loro prepotenza scivola tra i vicoli e arriva a bordo di una Ferrari davanti a una Chiesa, salutata in grande stile da fuochi d’artificio.

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