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Imane Fadil, 3 mesi in più per l’autopsia: pm dà l’ok agli esperti chiamati a capire i motivi morte della teste nel caso Ruby

L'autopsia è iniziata lo scorso 26 marzo all’Istituto di medicina legale di Milano e gli inquirenti avevano dato 30 giorni di tempo agli esperti per il deposito della relazione finale. Da quanto si è saputo, però, per la complessità delle analisi il pool guidato da Cristina Cattaneo stati concessi ora altri 90 giorni e quindi il termine, inizialmente previsto per fine aprile, slitta a fine luglio
Imane Fadil, 3 mesi in più per l’autopsia: pm dà l’ok agli esperti chiamati a capire i motivi morte della teste nel caso Ruby
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Novanta giorni in più per concludere l’autopsia e depositare la relazione sulle cause della morte di Imane Fadil, la testimone chiave del caso Ruby deceduta lo scorso 1 marzo all’ospedale Humanitas di Rozzano. La procura di Milano ha concesso una proroga di tre mesi ai consulenti, guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, incaricata col suo pool dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Luca Gaglio e Antonia Pavan di chiarire perché è deceduta la modella marocchina che aveva svelato particolari decisivi sulle “cene eleganti” a casa di Silvio Berlusconi.

L’autopsia è iniziata lo scorso 26 marzo all’Istituto di medicina legale di Milano e gli inquirenti avevano dato 30 giorni di tempo agli esperti per il deposito della relazione finale. Da quanto si è saputo, però, per la complessità delle analisi sono stati concessi ora altri 90 giorni e quindi il termine, inizialmente previsto per fine aprile, slitta a fine luglio. Tra le ipotesi al vaglio ci sono l’avvelenamento per intossicazione da metalli o la morte naturale per una malattia fulminante. A fine marzo sono iniziati gli accertamenti degli esperti sul cadavere della giovane (non c’è ancora stato il nulla osta dei pm alla restituzione della salma alla famiglia per i funerali), dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue.

Il quesito, a cui gli esperti nominati dalla procura devono rispondere nell’inchiesta aperta per omicidio volontario, prende in considerazione ogni aspetto: si va dall’avvelenamento per intossicazione da metalli (è stata trovata, infatti, una massiccia concentrazione di cadmio, antimonio e cromo), alla morte naturale per malattia fulminante (si ipotizza anche una forma rarissima di aplasia midollare). I consulenti, tra l’altro, sono anche chiamati ad accertare proprio il motivo per cui dal risultato di un test comunicato ai pm lo scorso 12 marzo siano emerse appunto “tracce di raggi alfa”. I familiari della modella, intanto, stanno seguendo passo passo le indagini e gli accertamenti, assistiti dai legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano.

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