L’aumento dell’Iva e delle accise 2020-2021 è “confermato” e fa parte dello “scenario” del Def, “in attesa di definire misure alternative“. Sono le parole del ministro dell’Economia Giovanni Tria in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Documento di economia e finanza. Tutto già noto e scritto nel Def, ma poco dopo arriva la precisazione del vicepremier Luigi Di Maio: “Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, deve essere chiaro. Finché il M5s sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell’Iva, al contrario“. Il ministro sottolinea anzi che “l’obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l’abbiamo. Mi auguro che l’abbiano anche gli altri”. “Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento”, fa sapere Di Maio. Da un vicepremier all’altro, anche Matteo Salvini interviene con una nota: “L’Iva non aumenterà. Punto. Questo è l’impegno della Lega. Siamo al governo per abbassare le tasse, non per aumentarle come hanno fatto gli altri“.

“Se Tria vuole un aumento dell’Iva può passare al Pd. Per anni il Partito democratico altro non ha fatto che alzare le tasse ai cittadini, mantenendo privilegi medievali come i vitalizi, che noi abbiamo tagliato, e molto altro. Quindi se Tria è così desideroso di aumentare l’Iva può scegliere un’altra collocazione. Con questa maggioranza non esiste”, dicono intanto fonti del M5s. “Andiamo avanti con serietà, pensando a ridurre il costo del lavoro – commenta il capogruppo Cinquestelle Francesco D’Uva – Adesso diamo sostegno a famiglie e lavoratori con una nuova legge sul salario minimo. Queste sono le nostre priorità: zero aumento iva e nessuna nuova tassa”.

“Il M5S batte i piedi come i bambini che fanno le bizze e dice che Tria deve andarsene nel Pd: ma se il ministro delle finanze dice che aumenteranno Iva e accise, è perché non ci sono i soldi e questa maggioranza non è stata in grado di indicare uno straccio di soluzione per disinnescare il maxi-aumento da 23 miliardi che scatterà nel 2020″, scrive in una nota Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia. Da tutte le opposizioni arrivano critiche alla maggioranza. “Poiché non sanno trovare alternative, sarà inevitabile l’aumento dell’Iva e delle accise. Ecco quanto ci costerà la loro incapacità di governare, le promesse elettorali a debito e la finta abolizione della povertà. Cialtroni e ipocriti“, è il post su Facebook del vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, deputato del Pd.

In audizione Tria conferma quello che è già scritto nel Def: “Lo scenario tendenziale incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise“, in attesa che vengano definite “misure alternative” per non far scattare le clausole di salvaguardia. Tria sottolinea anche che la prossima legge di bilancio “continuerà il processo di riforma della flat tax“. Il punto di partenza del suo discorso è  “l’elevato debito pubblico” che resta sempre la “sfida” e il “vincolo principale per la politica di bilancio”. Ridurre “il rapporto debito Pil” è infatti uno dei “pilastri dell’azione governativa” confermati nel Documento di economia e finanza, insieme al calo del “gap di crescita” con gli altri Paesi europei. I “piani del governo” e “l’incisività delle riforme” saranno decisivi per l’andamento dello spread, sostiene il titolare del Mef.

Nel Documento di economia e finanza, che prevede il congelamento di due miliardi di spesa come clausola di salvaguardia, “le spese che verranno bloccate sono già state individuate“, spiega Tria, aggiungendo che “il trasporto pubblico locale ha posto un problema, penso che occorra fare qualche intervento in sede di assestamento del bilancio, servono circa 300 milioni“. Tria anticipa poi che “anche se lo spread non è diminuito come sarebbe stato auspicabile, prevediamo possano esserci alcuni risparmi dal pagamento degli interessi sul debito rispetto alle stime di bilancio, oltre ad altri risparmi: penso si potrà intervenire”.

L’audizione di Tria davanti alle commissioni Bilancio
“La strategia che si intende perseguire”, spiega Tria a Palazzo Madama, vede “il rilancio degli investimenti pubblici come fattore fondamentale”, insieme al sostegno alle imprese per l’innovazione tecnologica. “I rendimenti italiani sono ancora troppo alti alla luce dei fondamentali della nostra economia, nonostante il miglioramento dopo l’intesa con l’Unione europea sulla legge di bilancio”, prosegue Tria, sostenendo che per l’andamento dello spread “saranno importanti i piani del governo e l’incisività delle riforme, ma anche gli orientamenti che il Parlamento avrà sul Bilancio”, dice proprio davanti a deputati e senatori.

In audizione il ministro dell’Economia ribadisce che “la legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative”. E conferma che “lo scenario tendenziale (del Def, ndr) incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021″. Così come continuerà anche, “nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel Def” la strada verso una flat tax che abbia però l’obiettivo “di generare semplificazione nel sistema per alleviare il carico fiscale nei confronti del ceto medio“.

In generale Tria difende l’impianto del Def e la revisione al ribasso delle stime di crescita: “Risulta pienamente coerente con l’evoluzione della situazione economica generale” perché “le revisioni si sono rese progressivamente necessarie scontando l’andamento della seconda metà del 2018, inferiore ad attese che avevamo chiaramente indicato come rischi di previsione”. Questo, continua il titolare del Mef, “consente di sottolineare che il governo non ha affatto peccato di ottimismo“.

Inoltre, “le principali misure di politica fiscale sociale e previdenziale introdotte dal governo, flat tax per i professionisti, reddito di cittadinanza e quota 100, fanno parte della legislazione vigente: i loro effetti sono stimati in modo rigoroso nel Def e contribuiscono a sostenere i consumi delle famiglie e il Pil già nel 2019, sebbene vengano introdotte in corso d’anno”, spiega Tria in audizione. “I canali attraverso cui agiscono – continua il ministro – sono l’aumento del reddito disponibile sulle famiglie meno abbienti, che stimolerà i consumi, e, in secondo luogo, l’alleggerimento della pressione fiscale su imprenditori e professionisti, che stimolerà investimenti e occupazione“.

Il numero uno del Mef in audizione sottolinea anche i dati dei primi due mesi dell’anno: sono “incoraggianti, la produzione ha invertito il trend negativo” e questi elementi “lasciano ritenere che la previsione per il 2019 sia equilibrata“. Perché l’Italia riduca il gap con i partner europei però “è anche necessario un cambiamento del modello di crescita europeo verso una promozione della domanda interna, senza pregiudicare la competitività”, conclude Tria.

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