So bene di rischiare il pubblico ludibrio. Ma mi conforta non essere il primo: mi ha anticipato Ernesto Galli della Loggia. Parlare della celebrità in tema di divulgazione dei beni culturali e non per unirsi alla larghissima schiera dei fan può essere pericoloso. Discutere alcune affermazioni del protagonista del successo televisivo Meraviglie d’Italia può essere rischioso. Ma ne vale la pena. Alberto Angela è, senza possibilità di smentita, l’indiscussa star della divulgazione culturale italiana. In tv, ma anche in libreria e ora anche in edicola. Un giorno a settimana, allegato a La Repubblica.

Un progetto denominato “La storia degli italiani. Una collana inedita in 20 volumi, nei quali Alberto Angela ripercorre, dalle origini all’Unità d’Italia, la vita degli italiani attraverso i secoli e lungo tutto il territorio della Penisola. Ogni volume è suddiviso in due parti: un vero e proprio breve romanzo che racconta le vicende di una famiglia, la sua quotidianità in uno specifico contesto storico-geografico; una sezione con schede di approfondimento sulle abitudini, gli oggetti, i luoghi, le tradizioni che accompagnano quella vicenda, con un ampio apparato di immagini”. Dall’antichità all’Ottocento. Dagli Etruschi all’Unità. Tutto descritto sul portale dedicato. Insomma una Storia “lunga”, raccontata attraverso le storie, volendo semplificare.

Circostanza che non sarebbe neppure tanto deprecabile, se Angela in un’intervista a La Repubblica non avesse voluto giustificare la sua operazione. Il suo romanzo della storia è il tentativo di calare nella realtà le diverse vicende. “Quando apriamo un libro di storia troviamo date, re, battaglie, imperi e poi basta. Sfugge completamente la realtà e cioè che la storia è fatta di piccole storie”, sostiene il Divulgatore.

Non ha torto nel sostenere che la storia vada vista anche attraverso gli occhi delle persone comuni. Quelle dai nomi che nessuno ricorda, ma che magari hanno combattuto battaglie e sfidato i potenti di turno. Ma sbaglia affermando che i libri di storia non si occupino di questi aspetti. Anzi è ormai consuetudine degli autori, da diversi decenni, fornire un quadro della vita quotidiana nelle diverse epoche. Quanto questo metodo sia ormai radicato lo dimostra un dato, più di altri. Considerato che i libri hanno uno sviluppo abbastanza standardizzato e, per assicurare lo spazio alle finestre sulle persone e la vita quotidiana, si sacrifica sempre più spesso la Storia. Quella che sarebbe necessario conoscere, insomma. “Date, re, battaglie, imperi”, per dirla con Angela. Anche per questo viene il dubbio che il Divulgatore non abbia una così grande familiarità con i libri scolastici più recenti, dei quali invece parla.

Senza contare un altro elemento. Conoscere la vita quotidiana è certamente un ausilio alla comprensione dei grandi eventi storici, ma rimane incontrovertibile che sia necessario avere dei punti di riferimento, anche temporali. Resta indubitabile che la “storia ufficiale” sia una base della quale non sembra possibile fare a meno. Che quello di Angela sia un tentativo di alfabetizzazione storica di una schiera più larga possibile di persone è più che probabile. Il Divulgatore utilizza lo stesso metodo anche in tv. Semplificare, sempre. Non di rado, oltre misura. Presentandosi, a seconda delle circostanze, come uno scopritore sensazionale, oppure come un esperto ricercatore. Comunque sempre capace di decodificare e quindi rivelare storie. Ma il problema è che, al di là delle migliori intenzioni, Angela restituisce una realtà artefatta. Scompone quel che è composto. Riducendo fasi storiche complesse a una somma di informazioni sulla vita quotidiana. Parcellizzando avvenimenti di importanza capitale fino a perdere di vista la loro portata.

La semplificazione consapevole è un’operazione ardua, proprio perché prevede uno studio preliminare. La semplificazione finale, perché sia efficace, prevede una profondità preliminare, di conoscenza e di analisi. Altrimenti il rischio è che si scada nelle storielle. Poco utili, anzi dannose.

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