Il Garante della Privacy non ci sta. Il giorno dopo la sanzione comminata ai Cinque Stelle per la vulnerabilità della piattaforma Rousseau, l’autorità presieduta da Antonello Soro replica alle accuse di “parzialità” mosse da vari esponenti del Movimento, in ragione della pregressa esperienza politico-istituzionale del presidente nominato nel 2012 al termine di una lunga carriera parlamentare tra le fila del Pd. “Quelle accuse – recita il comunicato dell’authority -. sono smentite dall’adozione di plurimi provvedimenti, anche sanzionatori, nei confronti di altre forze politiche o di loro esponenti, rinvenibili sul sito dell’Autorità al pari di quello relativo alla piattaforma Rousseau”.

In effetti dal 2012 ad oggi, cioé da che Soro è a capo dell’authority, non sono mancati precedenti l’ultimo dei quali, per altro, è proprio a carico del Pd fiorentino. Risale allo scorso 10 gennaio,  a seguito di un hackeraggio del sito web del partito a Firenze con conseguente violazione dei dati personali detenuti in danno degli iscritti. Il Garante ha rilevato l’illecità nella detenzione dei dati e avviato la verifica per comminare sanzioni. Tre mesi prima, il 25 ottobre 2018, una sanzione di 2.400 euro veniva comminata sotto forma di ingiunzione al Pd dell’Abruzzo che aveva inviato materiale di propaganda all’indirizzo degli iscritti, senza aver prima chiesto il consenso con la necessaria informativa.

Nel mirino del Garante è poi finita Forza Italia. Il 15 febbraio 2018 ha comminato 12mila euro di sanzione al consigliere regionale della Regione Calabria Nazzareno Salerno. Il segnalante aveva lamentato la ricezione di materiale di propaganda al suo indirizzo di posta, che aveva lasciato nella domanda di partecipazione a un bando per la dote occupazione dei laureati. Invio, accertò poi il garante, avvenuto in modo illecito. Il 5 maggio 2016 a fare le spese di un incauto uso di indirizzi è stato l’ex assessore al personale del Comune di Napoli che in occasione della sua candidatura con l’Italia dei Valori alle regionali di un anno prima aveva utilizzato l’elenco dei dipendenti invintadoli a votarlo, per altro rivolgendosi loro in modo diretto (“Carissimi dipendenti del Comune di Napoli”).

Per contro l’autorità è tempestivamente intervenuta a tutela di soggetti/esponenti politici la cui privacy era minacciata o violata. Anche a favore dei Cinque Stelle. Nel 2013, ad esempio, era esploso il caso delle mail violate a Montecitorio ai danni – tra gli altri – di Giulia Sarti. Fu una vera e propria Waterloo dal punto di vista della cybersicurezza del Movimento 5 stelle.  Soro&co bloccarono la diffusione dei contenuti delle mail raccolti illecitamente inibendo la pubblicazione da parte di giornali e siti internet e imponendo la cancellazione ai detentori.

Nella comunicazione con cui il Garante rivendica imparzialità,  viene anche precisato un aspetto tecnico della vicenda sollevato dagli esponenti 5 Stelle rispetto alle migliorie apportate alla piattaforma di cui l’autorità non avrebbe tenuto conto: “Le dichiarazioni dell’Associazione Rousseau in ordine a misure asseritamente migliorative che sarebbero state adottate sono giunte, via mail, ad istruttoria già chiusa, il giorno precedente l’adozione definitiva del provvedimento e senza alcuna documentazione a sostegno. Tali misure risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento”. Ma anche che “la durata del procedimento è stata condizionata anche dalle due proroghe richieste dalla stessa Associazione Rousseau”. Infine l’Autorità spiega che ”le decisioni del Garante sono collegiali e come tali non riferibili individualmente ai componenti del Collegio”.

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