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Violenza sulle donne, Bongiorno: “Il mio tweet sulle isteriche? Non chiedo scusa. È colpa dei social. Sì a castrazione chimica”

La ministra della Pubblica amministrazione - con un'intervista al Corriere della Sera - lamenta di essere "rimasta intrappolata nella rapidità a cui in quest’epoca i social, ma lo stesso vale per la tv, ci costringono"
Violenza sulle donne, Bongiorno: “Il mio tweet sulle isteriche? Non chiedo scusa. È colpa dei social. Sì a castrazione chimica”
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Giulia Bongiorno non chiede scusa. La ministra per la Pubblica Amministrazione era finita al centro delle polemiche per un tweet (poi cancellato) sul Codice Rosso “tre giorni servono a stabilire se si ha a che fare con un’isterica o con una donna in pericolo di vita”. “Non ho nulla di cui scusarmi, questa volta. E glielo dico col cuore”, dice l’esponente della Lega al Corriere della Sera.  Che lamenta di essere “rimasta intrappolata nella rapidità a cui in quest’epoca i social, ma lo stesso vale per la tv, ci costringono”.  “Io – aggiunge Bongiorno – mi occupo di questioni per cui serve spiegare tutto e bene, purtroppo le cose che dovevo dire le ho sintetizzate in tv e sui social con un segno in schedina”.

Ma perché ha usato quel termine – la parola “isterica” – su twitter?  “Isterica – precisa – fa parte del mio vocabolario solo come citazione altrui”. “Quell’isterica – continua – non è mio. Moltissimi detrattori della norma Codice Rosso che ho incontrato sulla mia strada, nell’insistere sulla tesi secondo cui molte delle donne che denunciano una violenza in realtà non l’hanno subita, citano sempre quella parola. ‘E se è un’isterica?‘, ‘Perdiamo tempo a causa di un’isterica?’, cose così. Per me, tutte le donne che denunciano una violenza vanno sentite entro tre giorni, poi si vede se chi denuncia dice la verità o calunnia”.

La ministra conferma poi la sua proposta della castrazione chimica. “Io non voglio castrare nessuno. Sono per la castrazione chimica come lo è la commissione anti tortura del Consiglio d’Europa. E cioè a tre condizioni: che il reo lo accetti, che ci sia il consenso informato, che il trattamento non sia irreversibile”.

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