Il sistema bancario italiano “è uno dei più sani d’Europa e forse del mondo” e dopo la crisi del 2008 è diventato chiaro che “non avevamo titoli velenosi, derivati pericolosi, tossici, come le avevano e in alcuni casi hanno ancora molte banche europee, in primo luogo tedesche“. Per questo “attaccare il sistema, mettere in dubbio la sua solidità ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo, significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà”, ma anche “minare l’interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria”. È il commento del ministro dell’Economia Giovanni Tria a due giorni dalla firma della legge che istituisce la nuova commissione d’inchiesta sulle banche voluta dal M5s. Il titolare del Mef ha parlato da Firenze, dove è ospite del Festival dell’Economia civile, al quale ha preso parte anche Giuseppe Conte.

Che sulla questione banche si è detto in disaccordo con il ministro: “Non mi sembra che ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche, conserviamoci tutti lucidi“, ha detto il presidente del Consiglio uscendo da Palazzo Vecchio dove è in corso il forum. “Il mio motto è ‘sobri nelle parole, generosi nelle azioni”, ha detto il premier rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulle polemiche tra i ministri. “Lo dico a tutti i ministri”, ha aggiunto spiegando che questo è quello che “stiamo facendo tutti. Le polemiche lasciano il tempo che trovano”.

Ora, spiega il presidente del Consiglio, è tempo di agire: “Sicuramente adesso dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati delle banche (inserito in legge di Bilancio ma che ancora aspetta i decreti attuativi del Mef per diventare realtà, ndr)- ha spiegato Conte ai giornalisti – Lo abbiamo detto. C’è solo qualche aspetto tecnico, ma sicuramente domani vedo anche il ministro Tria. Va varato al più presto il decreto”.

Le divergenze registrate nella maggioranza su diversi fronti – tra gli ultimi il Congresso della famiglia a Verona e le adozioni internazionali – attirano critiche sul governo. “Nel caso questa paralisi continuasse, di fronte a un Paese che ha davanti a sé, nella prossima manovra economica, 23 miliardi di clausole di salvaguardia da onorare o affronti la situazione con responsabilità o, evidentemente, c’è qualcosa che non va, di cui bisognerebbe prendere atto. Dipende dai risultati ma il voto non andrebbe escluso“, ha detto il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, ospite a “In mezz’ora in più” su Raitre. “Se le divergenze sono strutturali – ha insistito Boccia – non resta che prenderne atto e inutile andare avanti e galleggiare, perché ci troveremmo una manovra economica che non è affatto marginale”.

Da parte sua l’esecutivo si mostra coeso. “Pomeriggio di lavoro e relax in Toscana, parlando di futuro. Buona domenica Amici!”, scrive su Facebook Matteo Salvini, postando una fotografia che lo ritrae insieme al premier Giuseppe Conte.

Crescita e Germania – “Siamo di fronte – ha detto il titolare del Mef – a un rallentamento della crescita in tutta Europa. Si è fermata la Germania e di conseguenza si è fermata la parte più produttiva dell’Italia, quella del manifatturiero che esporta. Ora siccome l’Italia da anni cresce un punto in meno degli altri paesi europei noi ci avviamo verso lo zero mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento“. Una visione confermata anche dall’ultimo report del Centro studi Confindustria che ha azzerato la sua stima di crescita del Pil italiano nel 2019: dalla metà del 2018 in poi, spiegavano gli economisti di via dell’Astronomia, l’Italia ha subito, più degli altri Paesi europei, il rapido peggioramento del contesto economico internazionale e in particolare il deterioramento in Germania. In particolare il nostro Paese ha subito più di altri gli effetti del blocco del settore auto motive tedesco che si è trasmesso al resto dell’economia.

Ma non è solo una questione di crescita. Secondo il ministro, infatti, “la crescita è necessaria e non sufficiente, ma ci vuole. Se guardiamo al tipo di crescita, questa può essere non inclusiva ma diretta, con un modello sbagliato che porta alla non crescita. Serve dunque una crescita equilibrata e non squilibrata, altrimenti si ha un impatto anche sociale. Inseguiamo la stabilità finanziaria ma non può esserci senza stabilità sociale“. Un’opinione, quest’ultima, che Tria ha usato per rispondere alla provocazione del direttore del Festival, Lorenzo Bechetti, che aveva parlato di Bil, benessere interno lordo.

La commissione e le banche – Il ministro è intervenuto anche sul dibattito relativo a quali debbano essere i limiti e le funzioni della nuova commissione d’inchiesta sulle banche fortemente voluta dai Cinquestelle che ora premono per Gianluigi Paragone presidente. Secondo Tria, “mettere in dubbio la sua solidità” del sistema bancario “ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo”, significa “avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà”. A suo parere si va contro l’interesse nazionale proprio nel momento in cui è aperto il dossier sull’unione bancaria.

Secondo il ministro Tria, “la crisi bancaria italiana viene dalla seconda recessione ed è lì che è venuto fuori il problema” perché “le regole internazionali si sono molto irrigidite, ponendo oneri al sistema bancario, e quello italiano era molto indebolito“. Oggi, però, “si è consolidato e gli npl si sono ridotti di molto, dimezzati“, ha proseguito il ministro parlando dei Non performing loans (Npl), crediti per i quali la riscossione è difficile se non impossibile. “Il sistema bancario italiano non ha qualcosa da nascondere, sono altri i sistemi bancari che hanno problemi da nascondere“, ha proseguito facendo appunto riferimento al fatto che “molte banche europee, in primo luogo tedesche, avevano e in alcuni casi hanno ancora titoli velenosi, derivati pericolosi, tossici”. È notizia di tre settimane fa il pressing del governo di Angela Merkel per una fusione tra Deutsche Bank, la prima banca tedesca, e Commerzbank, di cui lo Stato tedesco è azionista per il 15,6%. Secondo Die Welt, Berlino lavora alla creazione di un colosso da quando è salito alle stelle il prezzo dei credit default swap sulle obbligazioni Deutsche Bank (in pratica contratti di assicurazione contro il rischio di insolvenza dell’istituto).

I decreti e il Def – Parlando da Palazzo Vecchio il ministro si è espresso anche sulle misure che saranno varate dal governo nelle prossime settimane. A cominciare dal decreto sblocca cantieri. “Spero che venga approvato subito, anche prima dell’approvazione del Def. In questi giorni si approveranno i decreti sblocca cantieri e poi le misure necessarie per contrastare la stagnazione, questo rallentamento” con il decreto Crescita. Anche in questo caso “spero prima del Documento economica e finanziaria”, ha ribadito Tria. Sulla manovra correttiva, invece, il titolare di via XX settembre ha spiegato: “Nessuno ce la chiede”.

In Italia “c’è voglia di fare, non di piangersi addosso. C’è una spinta che vuole fare e togliere ‘lacci e lacciuoli’, come si diceva negli anni 70-80″, ha proseguito il ministro, sottolineando però che il punto di partenza di ogni provvedimento sarà “tenere sotto controllo la corruzione e le patologie che si possono presentare”. Per Tria “bisogna avere equilibrio” perché si è detto convinto che “in Italia non ci sia più corruzione rispetto ad altri Paesi: magari c’è più contrasto e quindi i fenomeni emergono di più“. “In Italia, ho sempre detto, si è legiferato soltanto per la patologia della situazione e non per la fisiologia… Poi – ha concluso – si combattono le patologie ma nessuno vuole lo stato di polizia, una dittatura”.

Articolo Precedente

Telecom, pace fatta tra Vivendi ed Elliott: le possibili strategie dietro la mossa a sorpresa dei francesi

next
Articolo Successivo

Crescita, a marzo indice manifatturiero giù anche in Italia: 47,4. Per l’eurozona si conferma peggiore contrazione da 2013

next