Basta meline e rinvii. Dagli Stati Uniti Luigi Di Maio interviene sulle questioni economiche che tengono banco nel governo e preme per accelerare. Una pressione rivolta innanzitutto al Mef e a Giovanni Tria, già criticato da Gianluigi Paragone prima e dai due vicepremier poi per la mancata firma ai decreti attuativi per i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche. “Non si tratta di convincere Tria, ma di esprimere chiaramente la posizione di chi ha i voti in Parlamento. Chiediamo la firma da settimane. Nelle prossime ore la situazione va sbloccata“, dice Di Maio in un’intervista a Repubblica. Una partita che s’intreccia con quella del dl Crescita: secondo l’ultima versione uscita da Palazzo Chigi, tra i 35 punti rientra anche quello dedicato appunto al fondo indennizzo risparmiatori. “Il decreto crescita va approvato entro lunedì“, rincalza il vicepremier M5s da Washington.

Durante la sua visita negli Usa, Di Maio ha assistito da una parte ai continui rallentamenti proprio sulla formazione del decreto, mentre giovedì è arrivata dal Quirinale la frenata sulla commissione d’inchiesta sulle banche. È l’altra arma con cui i Cinquestelle promettono di restituire “giustizia sociale” e “verità” ai truffati, per usare le parole dello stesso Di Maio. Ma con il veto di Sergio Mattarella la questione si complica. Intanto allora meglio andare avanti con i decreti attuativi del Fondo, con la convinzione che da Bruxelles non partirà nessuna procedura d’infrazione: “Dopo la sentenza della Corte europea su Tercas, che ha stabilito che salvare quella banca non è stato aiuto di Stato, la commissione è debole su questo tema”, sottolinea il vicepremier, forte della decisione del 19 marzo scorso con cui i giudici Ue hanno stabilito che i fondi concessi dal Fondo interbancario alla Popolare di Bari per il salvataggio di Banca Tercas nel 2014, bocciato all’epoca dall’Antitrust Ue, non rappresentavano un aiuto di Stato.

Al ministero dell’Economia non resta che presentare il testo definitivo con cui verranno applicate le norme sul fondo per i truffati dalle banche già contenuto nella legge di Bilancio 2019. Se sarà alla fine inserito nel decreto Crescita, c’è tempo fino a lunedì, quando Di Maio e Salvini dovrebbero definitivamente prendere in mano la questione insieme al premier Giuseppe Conte. Il governo ha bisogno di arrivare a una quadra a breve per poter affiancare il testo al Def che andrà presentato entro il 10 aprile. Gli effetti del decreto, promette Di Maio, “saranno conteggiati nel Def: sulla crisi giochiamo in attacco, non ci saranno manovre correttive”.

“Col decreto crescita sbloccheremo investimenti e favoriremo linee di credito per le aziende proprio per far aumentare il pil. Poi, nel def, inseriremo gli effetti della legge. Anche per creare fiducia nel mercato, che aspetta questi provvedimenti da molto tempo. Per scriverli abbiamo sentito tutti, dagli artigiani agli industriali“, spiega il vicepremier nella sua intervista a Repubblica. L’obiettivo è, tra decreto crescita e sblocca cantieri, riuscire a far quadrare i conti del Documento di economia e finanza in qualche modo, nonostante le stime di crescita del Pil prossime allo zero e l’inevitabile revisione anche di quelle sul debito. L’incognita verrebbe così spostata tutta sulla legge di Bilancio 2020, quando dovranno essere disinnescati gli aumenti dell’Iva da 23 miliardi di euro. Per questo la vera impresa sarà mettere nero su bianco i numeri del prossimo anno e fornire indicazioni su una strategia economica quanto meno di medio periodo.

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