Novant’anni fa, esattamente il 25 marzo 1929, nel quartiere di Queens a New York nasceva Cecil Taylor, uno dei pianisti più discussi della scena jazzistica internazionale. Cecil cominciò a suonare il pianoforte ancora in tenera età e i genitori lo iscrissero al New York College of Music e successivamente al Conservatorio New England di Boston, dove si diplomò in composizione provando grande interesse per alcuni compositori europei all’avanguardia come Olivier Messiaen, Darius Milhaud, Bela Bartok e Karlheinz Stockausen.

Nel 1955 ritorna a New York e inizia con grande successo la sua carriera di pianista jazz, dapprima contestato per il suo stile lontanissimo dai suoi contemporanei, poi accettato per la sua originalità ma spesso oggetto di discussioni fra critici e appassionati. Assieme al sassofonista Steve Lacy forma un quartetto e incide il suo primo disco, Jazz Advance, del 1956. Due anni dopo viene chiamato dal celeberrimo sassofonista John Coltrane a incidere assieme a lui il disco Stereo Drive, che vede il suo nome aumentare la popolarità nel mondo del jazz. Successivamente continua i suoi esperimenti musicali con sue composizioni non convenzionali e sempre più lontane da quelle dei suoi colleghi.

Negli anni 60 inizia una serie di concerti in giro per il mondo come “piano solo” ed è proprio in questa veste che lo incontrai a Bologna assistendo a un suo concerto. Scambiai con lui alcune idee, trovandomi però in disaccordo dal momento che ho sempre sostenuto il jazz della tradizione e della storia, in antitesi con quello contemporaneo.

Nel 1983 si trasferisce a Brooklyn e tiene concerti in tutto il mondo, incidendo una serie di dischi interessanti e provocando successi e dissensi nel mondo degli appassionati collezionisti. Tornò poi a Bologna nel 1987 registrando con il suo quintetto il disco Live in Bologna, per l’etichetta Leo, che viene distribuito in tutto il mondo.

Cecil Taylor muore nella sua casa a New York il 5 aprile del 2018, all’età di 89 anni. È considerato uno dei musicisti più rappresentativi del Free Jazz, ma rispetto agli altri musicisti di Free Jazz è noto per il suono percussivo del suo stile pianistico e per la grande energia delle sue composizioni. Fra gli altri suoi dischi celebri ricordiamo Indent del 1973, Silent Tonques del 1974, For Olim del 1987 e Erzulie Maketh Scent del 1989.

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