Cosmo, Thegiornalisti, compagnia trappeggiante varia, hit-maker estivi e fautori in ordine sparso di un ritorno all’innocenza libera e creativa degli anni Ottanta, seppure col sound iperprodotto di oggi… siete avvertiti. La risposta al nuovo conformismo anticonformista potrebbe arrivare da una delle piazze musicali storicamente più sotto-rappresentate in assoluto: Pescara. Loro si chiamano Ramillete Blonda, sono soprannominati i “Pet Shop Boys dell’Adriatico” e giovedì 21 marzo esce (per l’etichetta Kutmusic, e sulle principali piattaforme digitali) il loro nuovo singolo, Heaven and Hawaii, dopo dieci anni sabbatici e post-dannunziani.

Un brano tipicamente anni Ottanta, un synth-pop all’italiana ma non certo sovranista, a pochi bit, spensierato ed effervescente, con una melodia irresistibile e un video dalle atmosfere retrò. Ve lo immaginate come disco dell’estate 2019? Seguiranno altri quattro o cinque singoli (uno al mese), che anticiperanno l’uscita dell’album.

Dietro il moniker “Ramillete Blonda” ci sono e danzano come due omini di Keith Haring in stop motion Marco Mazzei e Marco Pizii, tra i più conosciuti musicisti abruzzesi. Mazzei esordì 25 anni fa con la band Divine, che ebbe un’eco nazionale perché prodotta dal Cpi (Consorzio produttori indipendenti) dei Csi (ex Cccp), guidati da Giovanni Lindo Ferretti. Pizii è un rocker e bluesman vecchia maniera, intento in una miriade di progetti musicali: anche lui calca palcoscenici fin dai profondi anni Novanta.

Il duo salì per la prima volta alla ribalta nel 2003, quando vinse il Progetto demo 2003 e si esibì prima al Soundlabs Festival e poi al Festival internacionàl de Benicassim, in Spagna. Nel 2005 e nel 2006 suonarono anche in Russia, a Mosca, sfidando idealmente il magistero locale dei Toto Cutugno e Albano e Romina. Sempre nel 2006 si aggiudicarono l’Heineken Jammin’ Contest, approdando così al mainstage dell’Heineken Jammin’ festival. E poi la leggenda vuole che siano riparati a Ibiza cercando di riconvertire Sandy Marton alla causa del kraut rock.

Ma torniamo al nuovo singolo Heaven and Hawaii: a differenza dei “vecchi Ramillete”, associati all’epoca a un genere cerebrale e sofisticato come la cosiddetta indietronica tedesca (Notwist, Lali Puna), questo è un pezzo del tutto ballabile e radiofonico, leggero ed easy, estroverso e appiccicoso, hawaiano, un tormentone estivo in pectore, un po’ alla maniera di pseudo-Righeira del terzo millennio. “Abbiamo scelto di essere diretti: la gioia che si prova a far ballare la gente, è impagabile. A chi ci sentiamo di somigliare? Non lo so di preciso. So soltanto che, quando odoriamo quello che stiamo facendo, mi vengono in mente Prince e Michael Jackson”. E gli Human League. O i primissimi Raf e Scialpi.

Attenzione: parliamo di due musicisti di gran valore ed esperienza, collezionisti compulsivi di dischi, strumenti e amplificatori. Ma stavolta sul palco i Ramillete Blonda non portano nulla, se non le loro voci, basi basiche, coreografie alla Festivalbar e costumi sgargianti. Anzi, avevano preso persino in considerazione l’ipotesi del playback. Un balletto ci demistificherà.

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