Oramai siamo a quella che io chiamo “uomofobia” o fobia del solo genere maschile in quanto uomo e in quanto padre.

La campagna che da anni i mass media, enti istituzionali e associazioni ci propongono è appunto quella del dogma che vuole tutti gli uomini/padri come esseri violenti, genitori inadeguati, primordiali e poco intelligenti. E all’opposto tutte le donne/madri come esseri non violente, vittime, evoluti e molto intelligenti. Un’antropologia sociale ed ideologica 2.0 inquietante che si pone talmente in violazione dei sacri principi costituzionali (articoli 2, 3, 29, 30 Cost., giusto per citare i principali) da non meritare neppure ulteriori dissertazioni.

Feltrinelli in queste ore finge di fare marketing pro-padri in occasione della festa del papà, promuovendo la seguente campagna sessista, secondo cui egli è un genitore di serie B, perché si sa che i figli vogliono bene solo (o soprattutto) alle mamme. Dopo aver ricevuto in queste ore centinaia email di sdegno ha provveduto a rimuoverla dal sito ma non dalle centinaia di store in tutta Italia.

Mesi fa Valfrutta aveva sposato la stessa ideologia maternal preference secondo cui esiste un solo modello di famiglia, ossia quella composta dalla mamma e dai figli. Il padre è un mero orpello, buon al più a mettere il semino nel fertile e accudente terreno, per poi sparire come, in fondo diciamolo, ha sempre fatto. D’altronde è noto come il modello di famiglia tradizionale sia un disturbo, un modello reazionario e insostenibile al giorno d’oggi. Dunque da rimuovere.

Secondo Nuvolari, noto store di grandi marchi, l’uomo è oramai una sorta di cavia che può ben essere rappresentato ed esibito rappezzato, oramai alla stregua di una vile mercificazione.

Questo senza voler poi citare spot di marchi noti come Gillette, in cui viene esibito il peggio delle primordiali caratteristiche del genere maschile, lasciando intendere che siamo tutti così, per poi spiegare come ora sia giunto il momento di civilizzarsi!

Arriviamo poi alle campagne cosiddette istituzionali secondo cui l’unico genere violento viene rappresentato in quello maschile.

Da tre mesi la Regione Lazio ha predisposto una campagna di pubblicità sociale contro la violenza di genere attraverso manifesti, cartelloni, nonché in particolare sul proprio sito web ufficiale, accessibile da un numero illimitato di persone, riportante le seguenti frasi: “LE VITTIME: milioni di donne. I CARNEFICI: milioni di mezzi uomini”, “In Italia, subisce violenza almeno una donna su tre”. Lasciando così intendere – se la matematica non è un’opinione – che in Italia si aggirino almeno 9 milioni di uomini bruti e 9 milioni di donne vittime. Roba che neppure in Bangladesh, Afganistan e in alcuni paesi arabi. Un caso di procurato allarme.

Lo stesso ha fatto il Ministero delle Pari Opportunità, il cui unico intento evidentemente è quello di fomentare l’odio di genere tra i sessi, raccontando una inverosimile versione secondo cui la violenza è agìta esclusivamente dal genere maschile contro il genere femminile. E anch’esso ingenerando, seppur in modo meno esplicito, un procurato allarme.

Infine non poteva mancare la pubblicità sessista di Telefono Azzurro, secondo cui la violenza in famiglia è di dominio esclusivo dei padri.

La direzione tracciata oramai è ben chiara, perlomeno per chi non porti lenti ideologiche: da un lato, defilato, abbiamo gli uomini e dall’altro le donne. Da un lato, defilato, i padri, e dall’altro le madri. Tra poco gli uomini avranno spazi angusti tutti per loro sui bus e nelle scuole. Vi ricorda mica l’apartheid tutto ciò?

Dunque anche la festa del Papà viene trasformata nella “Festa al Papà”.

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