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Pordenone, riconosciuto assegno di mantenimento in unione civile tra due donne per la ‘coniuge’ più debole

Il giudice Gaetano Appierto ha stabilito il versamento di 350 euro al mese alla donna che si era trasferita per stare vicino alla compagna. L'avvocatessa Maria Antonia Pili: "La sentenza deriva dall’applicazione del cosiddetto divorzio diretto, che invece non è ancora regolamentato in Italia per le coppie eterosessuali"
Pordenone, riconosciuto assegno di mantenimento in unione civile tra due donne per la ‘coniuge’ più debole
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Si erano unite civilmente nel 2016 poi hanno deciso di divorziare. E ora il tribunale di Pordenone ha riconosciuto un assegno di mantenimento pari a 350 euro alla coniuge “più debole”. Era lei, infatti, che aveva deciso di trasferire la propria residenza non solo per la “maggior comodità del posto di lavoro rispetto ai luoghi di convivenza (Pordenone piuttosto che Venezia), ma anche – sottolinea nel provvedimento il giudice Gaetano Appierto – dalla necessità di coltivare al meglio la relazione e trascorrere quanto più tempo possibile con la propria compagna, non comprimendo il tempo libero con le ore necessarie per il lungo trasferimento per almeno due volte al giorno”. Quindi “l’assegno di mantenimento sarà di 350 euro al mese a carico della coniuge economicamente più forte che occupa ancora l’abitazione condivisa all’epoca della relazione”.

La sentenza, spiega l’avvocatessa Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf (Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori) Fvg, “deriva dall’applicazione del cosiddetto divorzio diretto, che invece non è ancora regolamentato in Italia per le coppie eterosessuali”. Le due donne, prosegue il legale, vivevano a Pordenone e “già convivevano stabilmente more uxorio dal 2013. Avevano potuto perfezionare la loro unione solo nel 2016, dopo l’intervento della legge Cirinnà – spiega Pili -, la quale equipara pressoché in toto l’unione civile al matrimonio, ma consente di accedere direttamente al divorzio senza passare per la fase propedeutica della separazione e non prevede, per gli uniti civilmente, l’obbligo di fedeltà facendo così venir meno, sul punto, anche l’istituto dell’addebito della separazione“.

“La coniuge economicamente più forte chiedeva il divorzio giudiziale, cioè lo scioglimento dell’unione civile in quanto l’altra non intendeva aderire in via consensuale – aggiunge l’avvocata Pili -. La coniuge economicamente più debole ha chiesto e ottenuto invece il riconoscimento di un assegno divorzile periodico che potesse colmare il peggioramento delle proprie condizioni economiche dovuto principalmente al fatto di aver lasciato un lavoro più remunerativo e una situazione economica/abitativa comunque più agiata nella sua città di origine, per trasferirsi a Pordenone e stare insieme alla compagna/moglie, con cui aveva ristrutturato ed arredato un immobile di proprietà di quest’ultima che era stato destinato a residenza familiare”.

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