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Il Giornale, l’ad di Mondadori: “Non escludo vendita, costo del lavoro troppo alto”. I giornalisti: “Lui guadagna 2 milioni”

Ernesto Mauri ha detto che la casa editrice, che detiene il 36% del quotidiano, "sta lavorando con l’azionista di maggioranza per cercare di fare un piano che abbia come obiettivo quello di trovare una sistemazione economico finanziaria definitiva" senza escludere "ammortizzatori sociali". Il cdr: "Organico è ormai ridotto all’osso, già segnalate altre uscite che si possono azzerare"
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Nuovo scontro tra la redazione del Giornale e la proprietà, dopo lo sciopero del 5 settembre e la richiesta all’editore Paolo Berlusconi di presentare un piano di rilancio per invertire la tendenza al calo dei ricavi dalle vendite e dalla pubblicità. Giovedì Ernesto Mauri, l’amministratore delegato di Mondadori che detiene il 36% delle quote del quotidiano, ha dichiarato che la casa editrice sta “lavorando con l’azionista di maggioranza per cercare di fare un piano che abbia come obiettivo quello di trovare una sistemazione economico finanziaria definitiva per Il Giornale” perché “è un’attività che perde soldi” e “il problema è che i ricavi scendono e ci sono costi che vengono adeguati, come quelli della stampa, e altri che non si riescono ad adeguare, come quello del lavoro“, che potrebbe essere ridotto tramite “ammortizzatori sociali“.

I rappresentanti sindacali dei giornalisti (cdr) hanno diffuso una nota in cui esprimono “profonda preoccupazione per le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Mondadori”: “Ha parlato di non meglio precisati ammortizzatori sociali, di decisioni ‘meno traumatiche‘ da trovare ‘attorno a un tavolo’ e del costo del lavoro che non si adegua alle mutate condizioni del mercato”. Ma “per giornalisti che guadagnano stipendi non molto lontani dai minimi tabellari appare incredibile che un Ad che guadagna circa 2 milioni di euro l’anno bonus a parte (2,7 milioni nel 2017) proponga come unica soluzione – per sanare una perdita che per quanto tocca a Mondadori risulta inferiore al suo incasso annuo del 2017 – la vendita di una testata storica dell’editoria italiana senza alcuna riflessione sul suo rilancio”.

Peraltro “negli ultimi anni il costo del lavoro del Giornale è costantemente calato, così come l’organico, che è ormai ridotto all’osso se confrontato con quello degli altri grandi quotidiani nazionali” e che i giornalisti “hanno individuato e segnalato all’azienda una serie di sprechi e costi che è possibile ridurre, se non azzerare, visto che non sono funzionali alla realizzazione del prodotto e pesano in modo considerevole sul bilancio. Quindi anche sugli azionisti Mondadori, che ne saranno informati nella sede più opportuna”. “Per quanto riguarda la soluzione da trovare insieme, si fa presente presente all’Ad di Mondadori che dal dicembre scorso il Cdr ha dato disponibilità a trattare su un piano di solidarietà ed esodi incentivati, ma l’azienda ha risposto con rinvii e silenzi imbarazzanti“.

“Non escludo per niente una vendita della quota ne Il Giornale“, aveva detto Mauri, “però dovrei coordinarmi con l’azionista di maggioranza, perché chi è che compra una quota di minoranza in un giornale? Un’attività del genere va venduta tutta assieme, mi sembra logico”, ha detto Mauri rispondendo a margine a una domanda dei cronisti. A livello complessivo, “Il Giornale perde tra i 7-9 milioni: è una cifra importante per noi, una soluzione la dobbiamo trovare e mi auguro la si trovi”.

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