Come ha fatto Amazon a rivoluzionare il mercato, digitale e materiale? Probabilmente la sua arma segreta sono gli economisti. Un interessante articolo della CNN rivela che l’azienda di Jeff Bezos dà lavoro a più di 150 economisti PhD (titolari di un dottorato di ricerca), probabilmente è il più grande datore di lavoro nel settore dopo istituzioni come la Federal Reserve statunitense. Cosa fanno all’interno dell’azienda così tanti professionisti, specializzati nello studio di come le persone usano le risorse e rispondono agli incentivi?

Di certo non si sa, perché il lavoro degli economisti di Amazon è quasi del tutto segreto, e il personale è tenuto a firmare accordi di non divulgazione per mantenerlo tale. Secondo alcuni, però, gli economisti hanno giocato un ruolo chiave nella crescita dell’azienda nel commercio elettronico, e non solo.

Gli economisti di Amazon lavorano con l’imponente mole di dati in possesso dell’azienda, usando anche strumenti avanzati come l’Intelligenza Artificiale e l’apprendimento automatico. L’obiettivo è stabilire i prezzi più bassi capaci di generare un profitto, determinare con precisione cosa interessa ai clienti e se la pubblicità funziona. Non solo. Secondo la CNN, starebbero anche lavorando su un metodo per misurare l’inflazione basandosi sulle migliaia di transazioni che avvengono nella piattaforma di e-commerce. L’analisi automatica delle descrizioni dei prodotti consente loro di valutare meglio la qualità di un vestito, di uno spremiagrumi o di un tappetino da bagno, creando un indice più preciso e aggiornato di quanto costano le cose rispetto a quanto potrebbero fare gli analisti del Governo.

Integrare gli economisti come consulenti chiave in quasi tutte le decisioni aziendali, e rimpiazzare l’intuizione con la Scienza, sarebbe la chiave che ha permesso a Jeff Bezos di trasformare così tante aziende, dalla vendita al dettaglio al cloud computing.

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Una strategia vincente che da una parte è motivo di ammirazione, dall’altro inquieta. Perché Amazon rischia di ridisegnare il campo dell’economia a sua immagine. Un conto è guidare decisioni strategiche su cosa produrre, in quali mercati entrare e dove reperire le materie prime. Altra cosa è sfruttare le risorse di Amazon per un lavoro capillare e certosino. Si parla di costruire modelli di rischio per il prestito ai venditori di terze parti, consigliare la progettazione di un prodotto, definire la strategia per la diffusione di dispositivi, aiutare i clienti ad avere successo con servizi cloud. E ancora definire i prezzi dei venditori, individuare il modo migliore per instradare i camion, eccetera.

L’analisi dei dati è a un livello tale da poter calcolare, per esempio, perché gli utenti si abbonano al servizio Prime, definendo con buona approssimazione se è più per la consegna gratuita dei prodotti, per lo streaming video, per gli sconti o altro. E partendo da qui, definire quali benefici includere e quali eliminare, come indirizzare gli annunci in modo che siano più efficaci, dove mettere i magazzini fisici per consegne più efficienti e quanto deve costare un dispositivo perché abbia successo.

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La preoccupazione maggiore è che competenze come quelle rastrellate da Amazon un tempo servivano la ricerca, il Governo e le università. Ma per quanto questi enti possano pagare bene, Amazon, ovviamente, può pagare meglio. Il loro lavoro una volta era condiviso e di dominio pubblico, quindi poteva concorrere a migliorare l’economia di una Paese. In Amazon i dati e le strategie sono top secret, quindi solo Amazon può trarne vantaggio. Però influenza le decisioni d’acquisto di milioni di persone.

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