Non ci sarà un bis di otto anni fa con il Pd a sostegno di un nuovo “governo Monti” in caso di crisi di governo. E il partito chiederà le elezioni anticipate. Il neo-segretario Nicola Zingaretti esclude che, se la maggioranza Lega-M5s dovesse cedere sotto il peso del Tav, si possa formare un esecutivo di emergenza con l’appoggio dem. Nel caso sarebbe necessario tornare alle urne? “Penso di sì – risponde il governatore del Lazio – C’è un governo parlamentare, una maggioranza parlamentare che non è unita su nulla e l’Italia sta pagando un prezzo enorme”.

Descrive quella sul Tav come una “dimensione del surreale” perché “ogni volta c’è una questione per nascondere che il governo tiene in ostaggio l’Italia” e “purtroppo gli italiani stanno pagando un prezzo enorme in termini di credibilità e fiducia sulla possibilità per questo Paese di andare avanti: credo che siamo nel tempo della irresponsabilità”. Mentre Paolo Gentiloni, presidente in pectore del Pd, è tranchant: “L’opposizione anzi si augura che la vicenda del governo finisca”.

Intanto Zingaretti sta già lavorando ad una coalizione larga, in primis per presentarsi alle amministrative di primavera, mentre a breve si terrà un incontro tra tutti i partner per una decisione sulla proposta di Carlo Calenda di un listone unico di tutti gli europeisti di centrosinistra alle elezioni del 26 maggio. Proprio l’ex ministro dello Sviluppo Economico ha lanciato un appello a Pd, +Europa, Italia in Comune e Volt Italia: “Si avvicinano le elezioni nazionali, quelle europee sono dietro l’angolo. Umile suggerimento: facciamo subito un incontro per decidere insieme come presentarci? Lunedì?”. Dopo svariate telefonate è stato deciso che a metà della prossima settimana, magari mercoledì, il tavolo si farà. Come confermato pubblicamente da Zingaretti: “Io continuo a pensare che occorra andare avanti su un impegno unitario”, dice annunciando che “martedì mattina vedrò formalmente anche +Europa perché, ripeto, c’è un lavoro unitario che va portato avanti”.

Per il momento non si parla di alleanze in vista delle Politiche, perché la crisi non è conclamata. Ma nel caso, viene fatto notare, la strategia del voto subito permetterebbe al neo segretario di ridisegnare i gruppi parlamentari in linea con l’esito delle primarie. Gli zingarettiani dei due gruppi di Camera e Senato oggi sono infatti minoranza. Cosa che al contrario preoccupa i numerosi parlamentari che hanno sostenuto Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Anche così, oltre che con i sondaggi ‘positivi’ se confrontati con gli ultimi mesi, si spiega il calcolo di Zingaretti di rifiutare “accordicchi” in Parlamento in caso di scollamento definitivo tra Carroccio e Cinque Stelle.

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