Dopo decenni di conferenze stampa Rai, Mediaset, Sky con tabelle sulle audience, grafici pubblicitari e annunci sui reality, fa impressione capitare (un po’ per caso) in una sala a Roma dove si tiene una conferenza stampa a dir poco anomala. È accaduto il 22 scorso, durante la presentazione di “Nsl”, una nuova emittente “ibrida” e crossimediale, tra televisione e visual radio, messa in piedi da Christian Lelli e Giuseppe Soda, attivi nel settore sanitario e veterinario omonimo “Nsl”. Sembrava di essere su qualche pianeta lontano, perché per presentare il nuovo media Christian Lelli e il suo staff di presentatori e autori hanno nominato solo oggetti sconosciuti: “Diritti umani” “ong” “salute” “benessere” “animali” “cultura” “informazione vera e non mediata” “libri”. Tutta roba praticamente mai vista su un media. Io per qualche minuto mi sono guardato intorno e ho cercato di capire se avessi sbagliato indirizzo, o almeno orario.

Invece no. Si parlava proprio di televisione, radio, web, di un nuovo marchio televisivo già in onda, sia sul digitale terrestre per Lazio e Lombardia (74 e 194. Presto a livello nazionale), sia in chiaro in tutto il paese sulla piattaforma Sky, con la parabola grazie a Tivùsat (54) e naturalmente in streaming (nslradiotv.it), sia tv che radio (90.0 Fm).

“Io mi occupo di salute nel settore sanitario. Ma la salute non è solo l’emocromo da misurare. C’è una ‘salute 2.0’ che è egualmente urgente curare e mantenere sana. Ed è quella della cultura delle persone, della loro informazione”. Accidenti. L’obiettivo è a dir poco ambizioso, anche perché sia sui visual della campagna di lancio sia nelle parole dei protagonisti non si risparmia l’uso di termini forti come “rivoluzione” e “resistenza”. Non solo: l’idea imprenditoriale è quella di acquistare programmi sul libero mercato, in competizione con tutti, ma anche di produrne, almeno in un prossimo futuro. Al momento le serie factual già comprate e tutte originali riguardano il mare, gli animali, una grande rassegna di intellettuali e giornalisti condotta da Paolo Mieli e Dario Vergassola, viaggi, conoscenza su vasta scala. “Il linguaggio televisivo corrente, veloce, aggressivo, ritmato, incalzante, non lo si può cambiare. È quello ormai in voga. Quello che però posso rendere migliore è il contenuto”, ha spiegato con disarmante semplicità Lelli.

Una squadra di una sessantina di persone, studi realizzati nel sud della capitale, un paio di milioni di investimento, fin qui. Ma obiettivi di crescita notevoli in un prossimo futuro per un gruppo di trenta/quarantenni che sembrano marciare convinti verso un autentico ribaltamento dei paradigmi di questa epoca: nessuna affiliazione politica, nessuna voglia di raccontare il pelo incarnito del Vice premier di turno, nessuna genuflessione a confessioni o ideologie. “Su questa rete Medici senza frontiere, Greenpeace e SeaShepherd troveranno sempre spazio, come anche chiunque abbia qualcosa di interessante, utile e formativo da dire, come il Wwf e ognuno che abbia a cuore la difesa della natura, degli uomini, degli animali, contro le logiche dell’inquinamento e dello sfruttamento, alla ricerca di informazioni, fatti e culture che sostengano l’umanità”. Da seguire con incredulità ed estremo interesse. Diventasse reale anche solo la metà di quello che ho sentito raccontare in conferenza stampa, sarebbe una novità assoluta. E nessuno più degli italiani ancora sani di questa epoca sa quanto ce ne sarebbe bisogno.

Tra le serie già pronte ad andare in onda: “I guerrieri dell’oceano” sulle avventure di SeaShepherd, “Journey”, “The Jesus code”, e poi Ross Kemp e i suo racconti, servizi e reportage dal mondo dell’attività sociale, fino a “Veterinari in prima linea”. E anche per la radio (che sarà sempre in coincidenza di programma con la televisione) la programmazione prevede graffianti programmi sull’ambiente, le novità più aggiornate dalle culture urbane, letture e commenti live di libri.

“Sono incapace di fare impresa senza una ricaduta sociale. I miei centri sanitari stanno andando benissimo, ci estenderemo anche oltre l’area di Roma, ma fin da quando mi occupavo di distribuzione cinematografica non ho mai saputo come fare business senza pensare anche a fare qualcosa di buono per la gente”. Le voci raccolte presso chi conosce i centri Nsl di analisi e terapia, sussurrano che Lelli faccia molto pro-bono, non disdegni di uscire dai vincoli gestionali della profittabilità se qualcuno che ha bisogno lo richiede. Insomma, questa televisione, così anomala, quasi un sogno per lo spettatore ancora non burnout, sembra proseguire su una direzione già avviata in campo imprenditoriale.

Se non ci fosse da aver paura anche solo a pronunciarne il nome, si direbbe “un giovane anti Berlusconi”. Chissà.

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