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Money transfer, Antitrust: “Tassa inserita nel decreto fiscale è discriminatoria perché banche e Poste non la pagano”

Secondo l'authority il balzello dell'1,5% sulle rimesse di denaro verso paesi non Ue va modificato: risulta "applicabile alle sole rimesse effettuate dagli istituti di pagamento (i cosiddetti money transfer operator), ma non dalle altre categorie di operatori che possono offrire analogo servizio"
Money transfer, Antitrust: “Tassa inserita nel decreto fiscale è discriminatoria perché banche e Poste non la pagano”
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La tassa sui ‘money transfer‘ introdotta dal governo con il decreto legge fiscale, è ‘discriminatoria‘ è va modificata. E’ in sintesi la richiesta dell’Antitrust contenuta nella segnalazione inviata ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio, al Tesoro, all’Agenzia delle Entrate e a Bankitalia. La nuova imposta dell’1,5% sulle rimesse di denaro verso paesi non appartenenti alla Ue “risulta ingiustificatamente discriminatoria in quanto applicabile alle sole rimesse effettuate dagli istituti di pagamento (i cosiddetti money transfer operator), ma non dalle altre categorie di operatori che possono offrire analogo servizio, in particolare le banche italiane ed estere e Poste Italiane.

Quindi, si legge nella segnalazione, appare suscettibile di alterare il corretto confronto competitivo, poiché si traduce in un elemento di costo gravante solo sugli istituti di pagamento, riducendo la loro capacità di formulare offerte competitive, a parità di altre condizioni”.

Inoltre, “la nuova imposta potrebbe ridurre ulteriormente il grado di trasparenza sulle condizioni economiche praticate per il servizio di rimesse di denaro, in un contesto in cui i costi complessivi del servizio già risultano di difficile comparazione”. In conclusione, l’Autorità “auspica che la norma citata possa essere oggetto di opportune modifiche”.

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