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Corruzione, caso sentenze pilotate: patteggiano gli avvocati Amara e Calofiore

Agli imputati sono stati inflitti dal gup di Roma rispettivamente 3 anni e 2 anni e nove mesi. Il procedimento rientra nell’indagine sui verdetti aggiustati presso il Consiglio di Stato. Il giudice ha stabilito anche una multa di 73mila e di 30mila euro
Corruzione, caso sentenze pilotate: patteggiano gli avvocati Amara e Calofiore
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Patteggiamento della pena dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Il gup di Roma, Alessandro Arturi, ha accolto la richiesta dopo il parere favorevole della Procura. Agli imputati sono stati inflitti rispettivamente 3 anni e 2 anni e nove mesi. Il procedimento rientra nell’indagine sulle sentenze pilotate presso il Consiglio di Stato. Il giudice ha stabilito anche una multa di 73mila euro per Amara e di 30mila euro per Calafiore.

Solo una settimana fa nell’ambito dell’inchiesta c’erano stati nuovi arresti. Ai domiciliari sono finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso. Destinatario dell’ordinanza anche il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. Secondo la procura di Roma le “mazzette” messe a disposizione dei giudici corrotti erano di 150 mila euro. Indagine che si basa
sulle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi da Amara e Calafiore, arrestati nel febbraio del 2018 scorso nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta.Tre 

Tre settimane fa la procura di Roma ha chiesto altri sei mesi di indagini per 31 persone. Un provvedimento ‘omnibus’, spiegano fonti in cui rientra anche il filone della corruzione in atti giudiziari. Nel registro degli indagati, per questa vicenda, è finito anche il presidente di Sezione, Sergio Santoro. Tra gli indagati risultano anche avvocati, professionisti e uomini d’affari. I pm romani nei mesi precedenti hanno cercato di ricostruire la rete e le aderenze su cui potevano contare gli indagati. Il 26 settembre scorso è stato arrestato un maresciallo dei carabinieri, ex Aisi, per l’accusa di falso in atto pubblico. Il militare era informato, in tempo reale, da una talpa sugli sviluppi della maxindagine.

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