Migranti: mentre i politici fanno slogan, artisti e architetti li ‘aiutano a casa loro’. Per davvero
Mentre la politica, tra molte inerzie e contraddizioni, cerca di individuare le politiche di accoglienza per migranti e rifugiati – cercando di stabilire se lo slogan “aiutiamoli a casa loro” sia pura retorica oppure un progetto concreto, finalizzato ad avviare e sostenere qualche forma di stabilità nei Paesi di origine dei migranti – proviamo a raccontare due iniziative, piccole ma significative, di quelle che forse potrebbero far parte a pieno titolo di quelle utopie realizzabili, per citare Rutger Bregman e il suo libro Utopia per realisti, che nell’utopia appunto vede il più realista dei programmi politici.
Utopia for Realists: And How We Can Get There – from the presenter of the 2025 BBC ‘Moral Revolution’ Reith lectures
1. Nel campo di Azraq, situato nella zona desertica della Giordania settentrionale dove vivono circa 20mila rifugiati siriani, è stato appena completato un complesso scolastico (sei aule, una biblioteca, una cucina, un campo da calcio) che ospiterà 200 bambini. L’edificio, 330 metri quadrati e costato 166mila euro, è stato progettato e costruito da Emergency architecture & human rights, un gruppo internazionale di architetti con sede a Copenhagen, in collaborazione con The Syria Fund (Tsf) e Helping Refugees in Jordan (Hrj).

La costruzione, realizzata con materiali a km zero, in mattoni compressi prodotti in loco da manodopera non specializzata, è il risultato di un’attività collettiva condivisa direttamente e indirettamente da oltre 350 membri di gruppi familiari. Un impegno che ha permesso di “costruire” anche un senso di comunità attraverso il lavoro e l’apprendimento di nuove competenze. Il progetto raggiunge a costi contenuti un valore estetico che restituisce il decoro e la dignità della persona, scalzando definitivamente l’estetica emergenziale e provvisoria dei container in metallo.
2. La seconda iniziativa riguarda il completamento di un edificio residenziale e scolastico per gli orfani di Kobane in Siria, all’interno del quale vi sarà una casa accoglienza, un asilo, una scuola, un parco e uno spazio giochi, che dovrebbe accogliere 100 orfani e 500 alunni su un’area di 1.700 metri quadrati. Il costo di costruzione previsto è di 148mila euro. L’iniziativa, promossa dall’associazione Docenti Senza Frontiere insieme a Ricostruzione di Kobane, ha intitolato l’orfanotrofio ad Alan (“L’arcobaleno di Alan”), il bambino di tre anni proveniente da Kobane e che nel 2015 perse la vita nel Mediterraneo durante la traversata verso l’Europa.

Tra gli altri, sostiene questa necessaria iniziativa l’artista Nicoletta Braga, la cui ricerca artistica è centrata sulle connessioni tra corpo e segno nelle relazioni politiche e poetiche individuali e collettive. Dal primo febbraio, con la sua installazione-performance dal titolo Cambiamento di Stato, Macro Asilo-Asilo di Kobane e le sue opere esposte presso il Macro Asilo a Roma, darà un contributo a sostegno del Confederalismo Democratico in Kurdistan, per la denuncia della repressione turca e per il protagonismo delle donne nella lotte per l’emancipazione. Nessuna delle opere esposte è in vendita, tutte sono in regalo: sono il dono dell’artista a chi vorrà versare un contributo significativo per l’Asilo di Kobane direttamente alla Uiki – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia.