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Caso Bortuzzo, il gip: “Marinelli e Bazzano restino in carcere. Pianificarono omicidio brutale e possono colpire di nuovo”

Per il giudice appare "assoluta" la "pericolosità dei due indagati che, dopo aver programmato un omicidio non riuscito per cause indipendenti dalla loro volontà, hanno poi ideato un piano tendente a garantire almeno parzialmente la loro impunità". E conferma quanto riportato da alcuni testimoni: "Si sono allontanati dalla scena del crimine ridendo"
Caso Bortuzzo, il gip: “Marinelli e Bazzano restino in carcere. Pianificarono omicidio brutale e possono colpire di nuovo”
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Volevano uccidere, avevano programmato un “omicidio brutale” ed è “altamente probabile” che possano farlo di nuovo. Per questo, Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, i due giovani di Acilia accusati di aver sparato al nuotatore 19enne Manuel Bortuzzo ferendolo alle gambe, devono rimanere il carcere. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Roma, Costantino De Robbio. La ricostruzione di quanto accaduto nel quartiere Axa a Roma, nella notte tra sabato e domenica, “in termini di tentato omicidio appare inconfutabile allo stato essendo stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco verso le parti vitali della vittima, con evidente intento di ucciderla e non di ferirla”.

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L’audio di Manuel: “Torno più forte di prima”

Per il giudice appare “assoluta” la “pericolosità dei due indagati che, dopo aver programmato un omicidio non riuscito per cause indipendenti dalla loro volontà, hanno poi ideato un piano tendente a garantire almeno parzialmente la loro impunità dimostrando la proclività al delitto e l’assoluta mancanza di resipiscenza”. Marinelli e Bazzano, accusati di tentato omicidio e detenuti nel carcere di Regina Coeli, non avevano risposto alle domande nell’interrogatorio di convalida del fermo. Il loro difensore, Giulia Cassaro, ha riferito che “stanno male per quanto hanno fatto, come hanno già dichiarato l’altra sera”.

Al termine dell’interrogatorio, il gip ha convalidato il fermo disponendo il carcere e riconoscendo ai due anche l’aggravante della premeditazione. La loro ricostruzione del movente appare “gravemente lacunosa” ed è “evidente”, ad avviso del giudice, che dopo aver saputo del ritrovamento della pistola “abbiano deciso di costituirsi provando a circoscrivere la responsabilità al solo sparatore, senza riuscire a fornire però una ricostruzione dei fatti minimamente convincente”.

Non solo. Perché, si legge nel provvedimento di convalida, è “altamente probabile” il rischio di reiterazione in virtù della “mancanza di controllo e l’estrema pericolosità degli indagati, che non hanno esitato a recuperare una pistola che evidentemente avevano in precedenza acquistato e tenevano pronta per usarla, e programmare un omicidio brutale senza apparente motivo per poi allontanarsi dal luogo, secondo le risultanze sopra descritte, ridendo“.

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