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Missione Ariel, caccia alla vita sui pianeti esterni al Sistema solare

Questo l’obiettivo ambizioso della missione, in programma nel 2028 e guidata dall’italiana Giovanna Tinetti. "Il risultato di una ricerca simile potrà essere una "seconda rivoluzione copernicana"
Missione Ariel, caccia alla vita sui pianeti esterni al Sistema solare
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Dare la caccia a possibili tracce di vita osservando l’atmosfera di un migliaio di pianeti esterni al Sistema Solare: è questo l’obiettivo ambizioso della missione europea Ariel, in programma nel 2028 e guidata dall’italiana Giovanna Tinetti, che dal 2007 lavora nell’University College di Londra e che coordina la missione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il risultato di una ricerca simile potrà essere una “seconda rivoluzione copernicana”, ha detto all’Ansa la stessa Tinetti, a margine del ciclo di 15 lezioni sulla fisica degli esopianeti della cattedra ‘Enrico Fermi’ organizzato dall’Università Sapienza di Roma.

“Ci aspettiamo grandi sorprese da Ariel (Atmospheric Remote-Sensing Infrared Exoplanet Large-survey), sia dal punto di vista chimico che fisico, che potrebbero smentire le nostre attuali conoscenze teoriche”, ha osservato Tinetti. “La ricerca sui mondi esterni al Sistema Solare è un campo entusiasmante – ha aggiunto – proprio perché c’è ancora un po’ tutto da scoprire”. Da quando, negli anni ’90, i planetologi hanno iniziato a scoprire nuovi mondi al di fuori del Sistema Solare, sono circa 4.000 i pianeti scovati. Per la studiosa,”in media, ogni stella della nostra galassia potrebbe ospitarne almeno uno”.

Tinetti e colleghi sono, in particolare, interessati alle superTerre. “Sono pianeti con massa intermedia tra la Terra e Nettuno, che orbitano spesso vicino a stelle più piccole e fredde, ma più longeve e brillanti del nostro Sole”, ha spiegato la planetologa. “Mondi come le superTerre non sono presenti nel Sistema Solare e hanno una grande diversità: alcuni di essi potrebbero essere buoni candidati a ospitare la vita. La sfida astrofisica dei prossimi anni – ha concluso – è capire le ragioni della loro estrema variabilità. È un po’ come una seconda rivoluzione copernicana, in cui il Sistema Solare non è più un paradigma di come si dovrebbe presentare un sistema planetario”.

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