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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 17:51 del 22 Gennaio 2019

Migranti, chiuso Cara di Castelnuovo di Porto. Sindaco: ‘Erano parte della comunità’. Cgil: ‘120 lavoratori a rischio’

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Sono iniziate questa mattina, 22 gennaio, le prime operazioni di trasferimento di 300 ospiti dei circa 550 del Cara di Castelnuovo di Porto in provincia di Roma. Il Centro di accoglienza richiedenti asilo è il secondo più grande d’Italia dopo quello di Mineo in Sicilia. La decisione è stata presa in tutta fretta dalla Prefettura di Roma venerdì 18 gennaio e la prefetta Paola Basilone ha spiegato alla stampa che il centro con ogni probabilità verrà chiuso. La decisione ha scatenato sconcerto nell’amministrazione comunale, tra i lavoratori ma anche tra semplici cittadini, abituati alla presenza dei migranti in numerose attività di volontariato in città.

“Il centro ormai faceva parte di Castelnuovo di Porto – afferma il sindaco Riccardo Travaglini – essendo qui da dieci anni era parte integrante di questa comunità. Il comune non è stato coinvolto – continua il sindaco – dico che il Cara non debba essere chiuso, ma andava concertato sono dieci anni che Castelnuovo fa fronte a questa emergenza sono passate ottomila persone. Ci voleva un po’ di rispetto per una comunità che ha fatto tanto non solo per l’Italia ma anche per l’Europa”. Entro il 26 gennaio 300 richiedenti asilo verranno trasferiti in altre regioni italiane tranne il Lazio, con relative problematiche per le pratiche della richiesta di protezione internazionale presso la Commissione territoriale o dei ricorsi che sono stati avviati presso il Tribunale di Roma. “Tanti ragazzi avevano instaurato rapporti con i cittadini di Castelnuovo – racconta Marilena Bartoli lavoratrice della Cooperativa Auxilium che gestiva i servizi del centro – facevano volontariato, giocavano nelle squadre locali, hanno spalato la neve nei vialetti di chi non ce la faceva. Adesso si trovano a dover cambiare tutto”. Preoccupazione anche per i lavoratori, 107 in tutto il centro, che ora rischiano il posto. “Nel Cara lavoravano intere famiglie. Da un momento all’altro ci troviamo a spasso”

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