La sorveglianza speciale per due anni e il divieto di dimora. È quello che ha chiesto la procura di Torino per cinque persone, esponenti della cosiddetta area antagonista. I cinque sono militanti No Tav e del centro sociale Askatasuna: in passato sono andati, in tempi diversi, in Siria per unirsi alle Ypg, le “Unità di milizia popolare” curde che combattono, fra l’altro, contro l’Isis.  La richiesta di sorveglianza speciale è stata notificata dalla Digos di Torino ed è stata avanzata dal pm Emanuela Pedrotta.

Il procedimento – visto che la sorveglianza è una misura di prevenzione – prevede un’udienza di discussione, che verrà celebrata alle ore 10 di mercoledì 23 gennaio nel tribunale del capoluogo piemontese. “Rivendico il fatto di essermi unito allo Ypg- non ho nessun rammarico tanto meno rimorso e non ho paura di eventuali ripercussioni legali per questa mia scelta, di cui vado fiero e che rifarei altre cento volte”, spiega uno dei cinque destinatari della richiesta della procura che nel marzo del 2018 lasciò Torino, diretto verso la regione del Rojava, nonostante fosse sottoposto a obbligo di firma nel capoluogo piemontese per episodi avvenuti durante alcuni scontri con le forze dell’ordine.

Tutti e cinque sono ritenuti “socialmente pericolosi” dalla procura di Torino: secondo gli inquirenti i ragazzi, unendosi ai curdi impegnati nella guerra contro Daesh, avrebbero imparato ad usare le armi. Pachino, a nome del gruppo, rigetta l’accusa. “La nostra colpa? Esserci recati in Siria e aver sostenuto una rivoluzione femminista, ecologista e anticapitalista. Se ciò implica essere socialmente pericoloso – è la provocazione dell’attivista – vorrei rispondere che è stato lo Ypg a liberare il Nord della Siria dall’Isis e dalla bande jihadiste, salvare centinaia di miglia di vite umane e resistere valorosamente ad Afrin”.

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