Come previsto, la Commissione europea ha “con rammarico” confermato la bocciatura della manovra italiana e ha raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo per violazione della regola del debito. Quella in base alla quale il rapporto tra debito pubblico e pil deve rimanere sotto il 60% e, se superiore, deve almeno “essere diminuito in maniera sufficiente e avvicinarsi al valore di riferimento con un ritmo adeguato”. L’anno prossimo il deficit strutturale (quello al netto delle entrate una tantum) aumenterà dello 0,8% invece di ridursi dello 0,6 come concordato a luglio. Questa inosservanza degli impegni riporta sub iudice i conti degli esercizi precedenti, su cui arriva l’altolà. “La nostra analisi di oggi – rapporto 126.3 – suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato”, scrivono i commissari. “Concludiamo che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata”. Ora la palla passa all’Ecofin, che si esprimerà dopo aver ricevuto il parere del Comitato economico e finanziario del Consiglio europeo.

La Commissione ribadisce di aver rilevato un “non rispetto particolarmente grave” delle regole di bilancio, in particolare della raccomandazione dell’Ecofin dello scorso 13 luglio, alla luce del fatto che anche nel documento rivisto, inviato a Bruxelles il 14 novembre dopo la bocciatura arrivata il 23 ottobre, sono stati confermati i saldi (2,4% di deficit/pil nel 2019) e non ci sono i cambiamenti “sostanziali” che erano stati chiesti. Se non la promessa, difficilmente realizzabile, di ottenere 18 miliardi da un piano di privatizzazioni del patrimonio pubblico. Per questo motivo è stato riaperto il rapporto sul debito previsto dall’articolo 126.3 dei Trattati e la Commissione è arrivata alla conclusione che quello del 2017 è fuori linea. Il fatto che ora l’Italia violi gli obblighi previsti dal braccio preventivo del patto di stabilità fa sì che la situazione sia sostanzialmente diversa rispetto a quella del maggio scorso, quando la Commissione aveva dato il via libera ai conti 2017 ma aveva messo sotto la lente quelli del 2018 perché l’aggiustamento appariva “inadeguato ad assicurare il rispetto del piano di convergenza verso l’obiettivo di medio termine per il 2018″.

“Criterio del debito non rispettato e le condizioni economiche non lo giustificano” -“Le condizioni macroeconomiche, nonostante il recente intensificarsi dei rischi di revisione al ribasso, non possono essere invocate per spiegare gli ampi divari dell’Italia rispetto al parametro di riduzione del debito, data una crescita del Pil nominale superiore al 2% dal 2016″, spiega Bruxelles nel comunicato. In più c’è il fatto che “i piani del governo implicano un passo indietro marcato rispetto alle riforme strutturali pro-crescita del passato, in particolare quella delle pensioni” e, soprattutto, il “rischio di deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine raccomandato nel 2018 e, per il 2019, il non rispetto particolarmente grave della raccomandazione rivolta all’Italia dal Consiglio del 13 luglio 2018″, che chiedeva una riduzione del deficit strutturale dello 0,6% mentre secondo la Commissione aumenterà di circa l’1%. Nel complesso, “l’analisi suggerisce che il criterio del debito come definito nel Trattato dovrebbe essere considerato non rispettato e che una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è giustificata”.

Dombrovskis: “Non rafforza la crescita, porterà nuova austerity” – La decisione di confermare l’opinione negativa “è la logica ed inevitabile conseguenza della decisione dell’Italia di non modificare gli obiettivi di bilancio” per il 2019, sottolinea il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici.

“In una situazione di debito molto alto, l’Italia sta essenzialmente pianificando una spesa aggiuntiva significativa, invece della necessaria prudenza di bilancio”, ha commentato il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis in conferenza stampa. La manovra “non contiene misure significative per rafforzare il potenziale di crescita, anzi, possibilmente il contrario. Il debito italiano rimarrà attorno al 131% per i prossimi due anni” e “non vedo come questo potrebbe aumentare la sovranità economica. Anzi, credo che porterà nuova austerity. Con quello che il governo italiano ha messo sul tavolo, vediamo un rischio che il Paese cammini come un sonnambulo nell’instabilità. Spero che questo rischio venga evitato, perché, in fin dei conti, quello che è in gioco sono il benessere e la prosperità futura del popolo italiano. Il nostro lavoro è di segnalare i rischi prima che sia troppo tardi. E’ quello che la Commissione ha fatto nelle ultime settimane ed è quello che stiamo facendo oggi”.

Tria: “Drammatizzare il dissenso danneggia anche l’Europa” – “Con rammarico prendiamo atto che la Commissione non ha ritenuto di condividere le ragioni del bilancio programmatico italiano”, ha commentato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. “Ritengo tuttavia che la drammatizzazione del dissenso tra Italia e Commissione europea danneggi l’economia italiana e di conseguenza l’economia europea. Questa considerazione è alla base del nostro impegno a continuare il dialogo con la Commissione alla ricerca di una soluzione condivisibile nell’interesse reciproco”.

Conte: “Bocciato il debito del precedente governo” – Il premier Giuseppe Conte ha invece reagito alla notizia ribadendo che non ci sarà alcuna modifica all’impianto della manovra ma il governo è pronto a un “confronto costruttivo” con l’Ue. “Ci confronteremo con Juncker sabato sera, come sapete sono invitato a cena”, ha detto Conte. “Sarà un confronto spero costruttivo, esporremo e rivedremo le rispettive posizioni e valuteremo come procedere”. In ogni caso “la bocciatura è sul debito del precedente governo”. Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo aver ironizzato (“E’ arrivata la lettera di Bruxelles? Va bene, aspettiamo quella di Babbo Natale”), ha anticipato: “Spiegheremo più nel dettaglio le riforme strutturali, il codice degli appalti, la sburocratizzazione, le spese per gli investimenti. Loro si occupano molto di spesa corrente, di legge Fornero, però c’è anche una spesa per investimenti assolutamente notevole e quindi contiamo sul fatto che ci lascino lavorare serenamente”.

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