L’azienda, pur avendo dato attuazione “a tutte le iniziative” per evitare che le perdite avessero impatto negativo sull’occupazione, “non è più in grado di sostenere economicamente gli attuali costi del personale“. Quindi tutti licenziati al Messaggero di Sant’Antonio, il mensile edito dai frati della basilica di Padova che arriva in abbonamento a milioni di fedeli nel mondo. Una decisione  comunicata il 6 dicembre dalla direzione del periodico agli otto giornalisti della redazione che ha fatto insorgere Fnsi e Sindacato Veneto Giornalisti. Si tratta di “una decisione intollerabile nei modi e nel merito a fronte di violazioni contrattuali, fra cui il rifiuto di esibire il bilancio”, hanno detto i sindacati, che giudicano “inaccettabile, prima ancora della comunicazione in sé, la condotta adottata dalla controparte (nella fattispecie la direzione dei frati) che senza scrupolo alcuno ha tolto dal tavolo, convocato per fare il punto sul contratto di solidarietà attivato da un anno, qualsiasi margine di trattativa”.

La direzione del Messaggero antoniano – che fa uscire anche il Messaggero dei Ragazzi – ha sottolineato di aver cercato in tutti i modi “di evitare questo triste epilogo, nonostante le ingenti perdite registrate, in modo particolarmente evidente già dal 2015 e comunque in questi ultimi decenni”. Nel 2017 in bilancio si è chiuso in passivo per 2,7 milioni di euro; le perdite di esercizio nell’ultimo quinquennio (2013-2017) ammontano a circa 10 milioni. I giornalisti erano in contratto di solidarietà da un anno. La direzione si è però resa disponibile a procrastinare di alcuni mesi la chiusura della redazione, in attesa dei dati di bilancio 2018, anche attraverso la proroga del contratto di solidarietà dei giornalisti, in scadenza il 14 gennaio 2019. L’editore spiega peraltro di voler comunque salvaguardare “e portare avanti il progetto evangelico e caritativo con i mezzi che lo contraddistinguono nella sua storia ultracentenaria, continuando a pubblicare le sue riviste e i libri”.

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Messaggero di Sant’Antonio, così chiude la rivista cattolica più diffusa al mondo: “Decisione obbligata, perdite consistenti”

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