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Ultimo aggiornamento: 15:03 del 19 Novembre 2018

Lega, Salvini: “La querela a Bossi per non fare estinguere il processo? Ho troppo a cui pensare. Chiederò agli avvocati”

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“Io riesco a pensare a una o due cose alla volta. Chiederò agli avvocati cosa fare”. Matteo Salvini non risponde. Il leader della Lega ha undici giorni per presentare una querela nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Se quella denuncia non dovesse arrivare, il processo d’appello al senatur e all’ex tesoriere si estinguerà nonostante le condanne in primo grado per appropriazione indebita. Salvini, dunque, dovrebbe denunciare il fondatore del Carroccio, per dare sostanza a quello che sostiene da tempo: lui è il suo partito con quella brutta storia dei 49 milioni di euro di fondi pubblici scomparsi non hanno niente a che fare. Incalzato sul punto, però, il vicepremier glissa: “Io riesco a pensare a una o due cose alla volta. In questi giorni ho la testa piena di altro, quindi chiederò agli avvocati cosa fare”. Il processo, però, rischia l’estinzione tra meno di due settimane. “Chiederò agli avvocati cosa fare“, ripete Salvini. A chi lo accusa di essere costantemente in campagna elettorale, tra comizi, sagre e dirette facebook, risponde: “Per me parlano i fatti”.

L’estinzione del processo di Bossi e Belsito, in caso di mancata denuncia, è legata alla riforma del processo penale ideata dal governo di Matteo Renzi e introdotta da quello di Paolo Gentiloni il 21 marzo, due giorni prima dell’insediamento del nuovo Parlamento. In precedenza, infatti, per quel tipo di reato si procedeva d’ufficio. Oggi non è più così: ci vuole una querela della parte offesa. Come ha raccontato Ilfattoquotidiano.it, però, la storia della querela di Salvini nei confronti di Bossi non è solo una questione giudiziaria. È soprattutto una vicenda politica: ha attraversato e continua ad attraversare le lotte di potere intestine del Carroccio, prima destabilizzato dall’estromissione di Bossi, poi dilaniato dalla scalata di Roberto Maroni, quindi ricostruito dall’avvento del’attuale ministro dell’Interno. Nel 2014, tra l’altro, in una scrittura privata siglata dagli stessi Bossi e Salvini, dall’avvocato Matteo Brigandì e dall’ex segretario amministrativo del Carroccio Stefano Stefani al punto 7 si leggeva: “Il procedimento penale pendente avanti il tribunale di Milano ove Bossi è difeso da Brigandì, non avrà, da questo momento, alcuna interferenza da parte della Lega che non intende proporre azione risarcitoria nei confronti di alcuno dei membri della famiglia Bossi”. Con una querela di parte, Salvini interferirebbe senza dubbio nel procedimento milanese.

Twitter: @albmarzocchi

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