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Musei, ho passato Halloween alla National Gallery. E ho visto come si amministra la cultura

Musei, ho passato Halloween alla National Gallery. E ho visto come si amministra la cultura
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Ho scattato questa fotografia mercoledì, il giorno di Halloween. Siamo a Washington, nella National Gallery of Art: e anzi siamo di fronte ad una delle sue opere più preziose e venerate, la Ginevra de’ Benci di Leonardo.

Mi pare un’immagine straordinariamente eloquente, un’immagine che contiene interamente un discorso sulla politica dei musei, sulla politica del patrimonio: sulla politica culturale. Che se vuole essere una politica per la cultura, e non una politica che si serve della cultura, deve aprire, anzi spalancare, il patrimonio a tutti.

Questa ragazza (americana nata e cresciuta a Washington, come ho appreso parlandole) che entra alla National Gallery indossando un costume di Halloween dimostra che il museo è vissuto come un pezzo della città. Uno spazio pubblico: proprio come un parco o una piazza.

La National Gallery si trova nel National Mall, un enorme viale che congiunge il Lincoln Memorial al Congresso, e che allinea luoghi simbolo dell’identità civile (il Memoriale del Vietnam o quello della Seconda Guerra Mondiale) e del potere pubblico (moltissimi ministeri, e la Casa Bianca è lì, allineata al suo asse) e musei. E un numero strepitoso di musei: scientifici, storici, memoriali, artistici. Molti legati alla ricerca della Smithsonian Institution, e tutti rigorosamente gratuiti. La funzione civile e politica dei musei è lampante: grazie alla loro architettura e alla loro posizione urbanistica. Nel cuore simbolico della nazione americana è iscritta la conoscenza pubblica. Una sfida ben lungi dall’essere vinta, certo: ma una sfida che lo Stato stesso ha lanciato.

Un museo senza biglietteria è un museo aperto a tutti: sostanzialmente (perché non seleziona per censo) e simbolicamente (non c’è barriera). Un museo gratuito appare ed è una continuazione della città.

Tutto il contrario di ciò che succede in Italia, dove ormai si paga anche per entrare nelle chiese: i musei autonomi di Franceschini hanno aumentato, spesso in modo drammatico, il costo dei biglietti. E la copertura delle domeniche gratuite (prima giustamente contestata, e poi non si capisce se invece accettata da questo governo pasticcione) è una toppa peggiore del buco: perché i saldi di cultura, con la conseguente ressa, è esattamente il contrario di un rapporto libero, continuo e intimo con il patrimonio.

Aprire gratis tutto l’anno tutti i musei italiani costerebbe come due giorni di spesa militare: questione di scelte, evidentemente.

Quando i ragazzi italiani potranno decidere di entrare dieci minuti in un museo per ‘salutare’ un Leonardo sarà un grande giorno. Anche se lo faranno con un improbabile costume di Halloween.

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