Il mondo FQ

Cronaca

Ultimo aggiornamento: 11:21 del 15 Ottobre 2018

Milano, quando la periferia diventa una scelta: “Qui c’è vita”. E sui negozi etnici: “Luci, presidio di sicurezza”

Icona dei commenti Commenti

Scegliere di lavorare in periferia per necessità e poi accorgersi di non volersene più andare. E’ il destino comune di diverse realtà creative e artigianali milanesi: orafi, ristoratori, designer multimediali ma anche artigiani del metallo.

“Noi stiamo cominciando a vivere sempre di più il nostro quartiere – spiega Giorgia Pisciutti, orafa della Stadera, periferia sud di Milano – Vorremmo essere quella scintilla che fa nascere qualcosa cominciando dalla condivisione fino ad arrivare  ad apportare cultura nel nostro quartiere”.Spostare le proprie attività in periferia significa superare quel binomio periferia-degrado che spesso domina il dibattito pubblico.

E’ il tentativo che da anni da cerca di fare l’Associazione “Tumb Tumb”: a partire dal dicembre 2015 ha incontrato oltre 160 realtà milanesi di ogni tipo che in modi diversi cercare di animare la vita culturale in periferia. Questo lungo percorso è confluito in “Super“, un festival delle periferie tenutosi a Milano dal 12 al 14 ottobre. “E’ vero che in periferia ci sono un sacco di questioni difficilissime legate al tema della povertà – spiega Federica Verona, presidente di “Tumb Tumb” – però è anche vero che le periferie sono ricche di realtà che fanno vivere questi territori dal basso”.

Rendere questi luoghi vivi. Una visione esattamente opposta da chi come il ministro degli Interni Matteo Salvini ha recentemente proposto di chiudere tutti i negozi etnici alle 21 per motivi di sicurezza. Chi è ormai radicato in periferia per questioni lavorative è, invece, convinto che questi esercizi abbiano un’importante funzione sociale: “Questi negozi sono le luci che si affacciano sulle strade e danno la possibilità di attraversare territori vivi e non luoghi bui”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione