Settantacinque dopo, il forte di Madonna degli Angeli, sopra Savona, è ancora un luogo da incubo. Si vedono scale di ferro che portano a labirinti senza uscita, celle e camminamenti pieni di fantasmi e torrette vuote, come le bandiere che, col fascismo, promettevano gli imperi d’oltremare. Oggi, i custodi del forte degli angeli, sono demoni notturni che animano riti spettrali basati sulla droga e sul sesso a pagamento, narrati sulle vecchie mura da graffiti e frasi in codice. Nel piazzale più grande, assediato dai rovi, il muro dell’esecuzione, rimbomba ancora dei colpi che il 27 dicembre del 43 spensero la vita di sette uomini.

Uno di loro era l’avvocato Cristoforo Astengo, eroe della Prima guerra mondiale e amico di Pertini. “L’ultima cosa che hanno visto i condannati è stata quel muro – racconta lo storico Giuseppe Milazzo che ad Astengo ha dedicato una documentatissima biografia – Prelevati all’alba dal carcere di Marassi a Genova, processati in fretta e furia da un tribunale militare e condannati a morte, furono caricati su un camion e portati al forte ammanettati mani e piedi. Poi vennero fatti scendere e costretti a voltare le spalle al plotone di esecuzione per essere fucilati come traditori. Cristoforo Astengo, che durante la prima guerra mondiale si era guadagnato due medaglie al valore, all’ultimo momento si voltò per guardare la morte in faccia come aveva sempre fatto sui campi di battaglia”.

La strage di Madonna degli Angeli , fu una rappresaglia per una bomba, scagliata pochi giorni prima in un’osteria di Savona, frequentata dai nazifascisti. Aveva causato 7 morti tra cui due donne. I fucilati a Madonna degli Angeli , tutti in carcere come antifascisti , non c’entravano nulla con l’attentato , ma occorrevano dei capri espiatori

“Cristoforo Astengo è il personaggio più illustre dell’antifascimo savonese – aggiunge Giuseppe Milazzo – fu il maestro politico di Pertini che ospitò a lungo a casa sua ed era amico anche di Ferruccio Parri. Apparteneva a una famiglia di industriali, aveva uno studio da avvocato e avrebbe potuto, come molti, farsi solo gli affari suoi. Pagò un prezzo altissimo alla sua opposizione al fascismo: perse quasi tutti i clienti, gli devastarono lo studio (nello stesso momento in cui devastarono quello di Pertini) e, prima di essere arrestato, fu picchiato in pubblico, vicino al municipio”.

Settantacinque anni dopo, nella prima metà di settembre, la lapide che ricordava le vittime della “strage di Natale” è stata fatta a pezzi, ma prima di essere materialmente distrutta dal martello di qualche webete in camicia nera, era forse già stata incrinata come dozzine di altre lapidi da chi da anni sta demolendo memoria della democrazia in Italia: Gianfranco Fini, che vedeva nel Duce era “il più grande statista del Novecento”, Berlusconi convinto che Mussolini non avesse “ucciso nessuno” e che il confino fosse “una vacanza”, Roberta Lombardi, che del fascismo apprezzava il “forte senso di comunità”Matteo Salvini, per cui il fascismo al netto delle leggi razziali “ha fatto tante cose buone” .

Va detto però che le autorità di Savona hanno risposto senza esitazioni all’oltraggio contro la città medaglia d’oro della Resistenza. Il 27 settembre la maggioranza partorisce un comunicato all’acqua di rose in cui si condannava alla lapide come un qualsiasi atto di vandalismo, corretto in corner grazie alle proteste dell’opposizione, poi, sabato 6 ottobre, una cerimonia al Campo dei Valorosi di Zinola, in cui la sindaca di Savona Ilaria Caprioglio e il prefetto hanno reso omaggio a una lapide che annovera fra i “Valorosi Caduti della Seconda Guerra Mondiale” anche le “Camicie nere”.

Sulla terrazza di una antica magione savonese, davanti alle schegge della lapide distrutta che ricordava suo zio, ho chiesto a Balduino Astengo, carabiniere in pensione, cosa pensi della cerimonia di Zinola. “Userò una frase di Einstein” – ha risposto – “‘Ci sono due cose che possono dirsi infinite: l’universo e la stupidità umana. Sull’universo mi restano dei dubbi’”.

Il 27 questo mese una manifestazione antifascista risponderà alla distruzione della lapide e va detto che in questo caso la presenza dello Stato sarà meno distratta: il corteo non potrà seguire il percorso tradizionale del 25 aprile, perché in Via S.Lorenzo è stata aperta una sede di Casa Pound e quindi la libertà di tutti deve fare un passo indietro.

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