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Usa, ristorante seda le aragoste con la marijuana: “Così soffrono meno”

Il locale, il Charlotte's Legendary Lobster Pound, si trova nello stato del Maine (Usa), dove la marijuana è legale e la titolare Charlotte Gill ha ottenuto la licenza di coltivazione per ragioni mediche: la scelta dopo che diversi studi hanno accertato che i crostacei provano dolore. Ma la titolare garantisce che migliora anche la qualità della carne
Usa, ristorante seda le aragoste con la marijuana: “Così soffrono meno”
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Un ristorante americano usa la marijuana per sedare le aragoste prima di cuocerle. Il locale, il Charlotte’s Legendary Lobster Pound, si trova nello Stato del Maine, dove la marijuana è legale e la titolare Charlotte Gill ha ottenuto la licenza di coltivazione per ragioni mediche. A riportare la notizia è la Bbc online.

La scelta di sedare i crostacei prima di gettarli nell’acqua bollente – metodo più utilizzato per cucinarli – è stata presa dai gestori del ristorante dopo che diversi studi  hanno accertato la sofferenza delle aragoste. E diversi studi scientifici hanno riportato che anche altri crostacei – come granchi e gamberi – sono in grado di provare dolore.

La titolare ha assicurato che mangiare le aragoste sedate non ha effetti sui clienti. Ma, in ogni caso, la gestione lascia libera scelta ai consumatori che possono decidere se far sedare il crostaceo prima della cottura o no. “Se dobbiamo portare via una vita, abbiamo la responsabilità di farlo nel modo più umano possibile”, ha dichiarato la titolare al giornale locale Mount Desert Islander. Ma non solo, oltre a fare soffrire meno le aragoste, l’impiego della marijuana come sedativo comporta anche una maggiore qualità della carne stessa: “Un incredibile differenza”, secondo la titolare del Charlotte’s Legendary.

È del 2013 lo studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology che attraverso impulsi elettrici ha dimostrato che i movimenti dei crostacei al momento dell’immersione nell’acqua bollente non sono riflessi automatici, ma reazioni dovute al dolore.  In Italia, nel gennaio del 2017, la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze), condannato per maltrattamenti di animali per aver detenuto aragoste e granchi vivi sul ghiaccio con le chele legate, confermando così la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Firenze.

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