Tra ponti crollati, naufragi, porti chiusi e orrende conferenze stampa, ho passato l’estate a interrogarmi sulla nostra società. Sui mali, le mancanze e soprattutto il rancore montante, alla ricerca di qualcosa che giustificasse la perdita di umanità cui, tramite i media, abbiamo tutti modo di assistere. Benché in un contesto vacanziero fatto di sole (a sprazzi per la verità), mare e gioie familiari, mi sono infatti sentito soverchiato da un’atmosfera d’odio. Sarà che noi librai viviamo più a contatto con personaggi di carta che persone reali, o che preferiamo dedicare le nostre attenzioni a questioni pragmatiche come evitare il fallimento o migliorare la qualità del tempo libero altrui, selezionando letture di qualità in un mare di convenzioni.

Ma questo non fa di noi degli eremiti al di sopra delle umane sorti. Così, quando leggo di gente che farebbe affogare i propri simili per dare voce alla rabbia della pancia, non posso fare a meno di pensare a quale sia la ragione di questa barbarie. E la risposta che mi sono dato è che stiamo perdendo l’empatia, la capacità di comprendere lo stato d’animo degli altri immaginandoci nei loro panni, nel bene e nel male. E che può fare un libraio per contribuire nel suo piccolo a porre un freno a questa situazione? Ovviamente cercare dei libri che possano riaccenderne la scintilla dove ce n’è più bisogno. Da padre ho quindi scelto alcuni libri tutti molto diversi tra loro per allietare le serate di mio figlio, che avessero però in comune proprio l’empatia. La sorte mi è venuta incontro con un prodigio, e il giorno prima della partenza gli amici di Sinnos mi hanno fatto recapitare un testo perfetto per costruire la giusta atmosfera.

Terra in vista è un originale e divertente libro-game in cui i bambini imparano a esercitare la cittadinanza attiva, sforzandosi di immaginare un mondo in cui tutti trovino quello di cui hanno bisogno. A seguito della scoperta di sette isole sconosciute sparse per il mondo, i bambini lettori dovranno mettersi all’opera guidandone una, per renderla funzionale alle esigenze di tutti. Giocando con forbici, colla e colori i bambini si divertiranno un mondo a costruire tutto ciò che serve sull’isola scelta, dalle case ai trasporti, dalle scuole ai cartelli stradali. L’obiettivo finale sarà di far promuovere il lavoro svolto dal Consiglio Mondiale dei Paesi, in modo da far entrare l’isola nel suo novero. Questo piccolo capolavoro, una vera gioia per gli occhi, realizzato dagli autori Pieter Gaudesaboos e Brunhilde Borms ha il merito di far fantasticare i più giovani su numerosi aspetti della società in cui vivono, permettendo loro di spaziare con la fantasia alla ricerca di soluzioni congeniali al loro punto di vista. Un bel primo passo verso una società più inclusiva e a misura di bambini.

Tra gli albi che mi erano stati inviati precedentemente, ho poi avuto cura di selezionarne altri due, realizzati in collaborazione con Emergency, per approfondire l’importanza dell’empatia, pur rinunciando a un po’ di spensieratezza. Nel primo, Il mio nome non è rifugiato, di Kate Milner, edito da Les Mots Libres, si sperimenta coi propri occhi la magia con la quale una madre spiega al suo piccolo il modo in cui vivranno i giorni a partire dall’abbandono della loro casa, per mettersi al riparo dai pericoli della guerra, dal dormire senza un letto ai ripari d’emergenza, attraverso tutte quelle situazioni in cui saranno costretti ad arrangiarsi, senza però che venga mai meno nel fanciullo il senso della sua identità. Nel secondo, Né acqua né pane, di Luis Amavisca edito da NubeOcho, due popoli sono divisi da un filo spinato. Da una parte c’è l’acqua, dall’altra il pane, ma gli adulti non sono disponibili a venirsi incontro. E quando si presentano persone prive di tutto, saranno i bambini a risolvere la situazione, non senza interrogarsi sull’irragionevole comportamento dei grandi.

Per riportare poi un po’ di leggerezza nelle nostre serate abbiamo scelto di chiudere con il Robinson Crusoe di Geronimo Stilton, edito da Piemme. Un romanzo che, nella sua versione integrale, suggerirei di leggere a politici e a leoni da tastiera, per andare a riscoprire il senso della legge del mare, quella che spinge indigeni sconosciuti, poveri pescatori e perfino pirati a salvare dalle acque i bisognosi, nella consapevolezza che l’incerto destino del mare potrebbe un giorno metterci nella condizione di avere bisogno di aiuto. Magari proprio da parte di Venerdì.

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