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La lezione dell’uomo caduto nel tombino: togliendoci i paraocchi capiremmo tante cose

La lezione dell’uomo caduto nel tombino: togliendoci i paraocchi capiremmo tante cose
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Mario Fornasari ha 76 anni e vive a Montegrotto, vicino Padova. Mercoledì scorso, gli è caduto il mazzo di chiavi nel tombino, appena davanti il portone d’ingresso della sua casa. L’uomo ha tentato di recuperarle alzando la grata, ma l’operazione, che gli deve esser parsa agevole, si è trasformata in un dramma. E’ infatti caduto giù, inghiottito dal tombino che si è anche richiuso su di lui. Le ricerche sono subito partite. Per il signor Mario si immaginava ciò che si immagina per tutti: a) allontanamento volontario, b) malore, c) azione violenta.

Mentre l’apparato di sicurezza e quello giornalistico si mettevano in moto, il signor Mario aveva misura della sfortuna ciclopica che gli stava capitando. Tutti a correre altrove, mentre lui era rinchiuso sotto casa, dentro un tombino nel quale si era cacciato, procurandosi anche fratture multiple.

E’ riuscito a sopravvivere perché ha piovuto. E la pioggia cascandogli in testa gli ha dato da bere. E’ vivo, dopo tre giorni passati in quell’incubo, perché l’attenzione di qualcuno non è stata selettiva e inerziale, non ha basato ogni passo sulla logica ma ha guardato oltre.

L’attenzione, come la curiosità e l’intrigo, hanno il limite che è dato dalla nostra percezione: dentro il confine della nostra percezione siamo attenti, siamo curiosi, disponibili. Ogni cosa che la supera, ogni fatto straordinario ci trova impreparati, non connessi. Che sia un fatto doloroso o anche l’opposto, un piacere bellissimo, è ininfluente. Per noi esiste solo quel che decidiamo di vedere, nessuno sforzo per volgere lo sguardo altrove. Capiremmo tante cose guardando dove non immaginiamo utile o di nostro interesse.

Invece forse avremmo prova che la vita è proprio straordinaria. E il signor Mario da Montegrotto ne sa qualcosa.

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