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Milleproroghe, i fondi tolti alle periferie sono un furto. Praticato con destrezza

Milleproroghe, i fondi tolti alle periferie sono un furto. Praticato con destrezza
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Nel codice penale il furto con destrezza vede in azione una o più persone che per distogliere il malcapitato usano astuzia e rapidità di gesta, talvolta anche con mezzi fraudolenti. Ebbene quello che è avvenuto in questi giorni in aula Senato, dentro il Milleproroghe, ha queste caratteristiche. È un furto perché toglie (ruba) circa un miliardo di euro, in modo spudorato, ciò che già apparteneva a ben 96 comuni italiani e città metropolitane, di medie e grandi dimensioni per progetti risultati idonei a ridimensionare il disagio e le lacune esistenti nelle loro periferie degradate.

Tali fondi, attesi come il pane per gli affamati, e già convenzionati con atti del dicembre scorso, è stato dichiarato dalla sottosegretaria Castelli, verranno frazionati in ottomila rivoli, perché tanti sono i comuni italiani ma…leggiamo bene, solo per permettere loro l’uso di fondi propri in avanzo di bilancio, senza l’aggiunta materiale di un euro dallo Stato. In poche parole si tolgono almeno un miliardo (soldi veri ed esigibili in quattro anni) per un progetto generale volto a riqualificare quelle periferie da tutti i gruppi politici ritenute “le grandi dimenticate” della politica italiana, solo per dare corso ad una riapertura di cassa che permetta l’uso degli avanzi di bilancio (dunque scritture non soldi veri) dei comuni italiani. Opera quest’ultima utile, ma di pura burocrazia, dunque azionabile, come già avvenuto nel recente passato, con un normale intervento sulla Pubblica amministrazione.

Dunque furto è stato, ma perché con destrezza? Perché l’astuzia ai limiti della frode, è stata quella di far passare l’idea di un blocco del progetto determinato da più ragioni, tutte fasulle. Prima appendendosi alla sentenza n. 74 della Corte Costituzionale che, chiamata in causa per l’ennesima volta dalla sola Regione Veneto, si è pronunciata su tutt’altro, ovvero sui rapporti tra Comuni, Stato e Regioni. Tanto che i progetti periferie già finanziati nel 2017 seguono senza alcun blocco il loro corso.

Al più, volendo esagerare, esiste una conferenza Stato-Regioni che in qualche giorno può dare proprio parere positivo, ulteriore, al progetto periferie. Dunque il fatto non si pone, non esiste. Ma la giostra delle astuzie non finisce qui, come in un gioco di prestigio è apparso si voglia moltiplicare la platea degli aventi diritto quando, in realtà, si tagliano le uniche realtà che le periferie ce le hanno davvero, ovvero le città di notevoli dimensioni. Impensabile che il tema periferie sia sentito nei medi, piccoli o micro comuni dove, magari, il problema sarà altro, quali il dissesto idraulico o le scuole da mettere in sicurezza.

Ma già, dimenticavo, qui i furti sono avvenuti fin dall’inizio, ad avvio mandato. Il “governo Frankenstein degli annunci infiniti”, infatti, ha tra le prime cose eliminate proprio le due realtà che meglio hanno funzionato in questi anni, per opinione unanime, sui temi citati, ovvero le unità di missione dedicate a realizzare nuove scuole e la loro messa in sicurezza (decine di migliaia i progetti già finanziati e in larga parte realizzati, per 9,4 miliardi di euro il più grande piano dal dopoguerra!) e l’unità di missione destinata a sanare il dissesto, anche qui con interventi trasparenti in tempo reale indicati nel sito destinato con miliardi a disposizione degli enti preposti. Di furto in furto, di blocco in blocco, di scippo in scippo il governo del cambiamento sta cambiando una sola cosa. Il significato, e dunque il valore, delle parole. Anzi della parola.

Quella che un tempo, che pare sempre più lontano, era la fonte del contratto e prima ancora della fondamentale credibilità delle persone. Mala tempora currunt..e il risveglio sarà amaro, se si eliminano le cose migliori e meglio funzionanti in un Paese non così ricco di best practices ministeriali, solo per raccattare denari. Senza una valutazione su efficacia e qualità delle risposte offerte e pure con mano lesta e mente distorta.

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