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Caso Regeni, Moavero in visita al Cairo: “Forte volontà del governo egiziano nell’ottenere risultati concreti”

Nella prima visita di un ministro degli Esteri italiano in Egitto dal 2015, Moavero dichiara di avere avuto "conferma nei suoi incontri dell'ottima collaborazione" avvenuta sulla vicenda tra le autorità giudiziarie egiziane e quelle italiane, che ha permesso di "analizzare meglio il quadro probatorio" e gli elementi utili per l'individuazione dei responsabili
Caso Regeni, Moavero in visita al Cairo: “Forte volontà del governo egiziano nell’ottenere risultati concreti”
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Una “forte volontà” del governo egiziano di ottenere “risultati concreti” nell’inchiesta giudiziaria sul caso Regeni: è quanto ha riscontrato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi in una conferenza stampa congiunta tenuta al Cairo con il capo della diplomazia egiziana, Sameh Shoukry al Palazzo Tahrir. Ai microfoni di Rainews il ministro ha ribadito che il caso dello studente brutalmente ucciso al Cairo nel 2016 rimane “un’assoluta priorità” del governo italiano. Quella di Moavero è la prima visita di un ministro degli Esteri italiano in Egitto dal 2015.

In visita ufficiale al Cairo, Moavero ha dichiarato di avere avuto “conferma nei suoi incontri dell’ottima collaborazione” avvenuta sulla vicenda tra le autorità giudiziarie egiziane e quelle italiane, che ha permesso di “analizzare meglio il quadro probatorio” e gli elementi utili per l’individuazione dei responsabili. Italia ed Egitto “hanno cooperato in maniera stretta e forte”, “non solo nell’antico passato ma anche in anni più recenti” – ha ricordato in conferenza stampa il ministro – “questa è stata la ragione per la quale abbiamo parlato della tragedia” di Giulio Regeni.

Una rassicurazione che arriva dopo quella che lo stesso Al-Sisi aveva rivolto il 18 luglio al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sulla “volontà e il grande desiderio di arrivare a risultati definitivi delle indagini sull’omicidio Regeni con l’obiettivo di scoprire i criminali e fare giustizia“. Indagini che vanno avanti da ormai due anni e mezzo, tra alti e bassi – lo stesso Salvini, ad esempio, aveva dichiarato che il caso del ricercatore italiano era “un fatto privato“, per poi fare marcia indietro e rinnovare la richiesta al governo egiziano di “fare piena luce” sull’omicidio.

 

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