Ho letto il lungo appello di Saviano con estremo interesse e grande partecipazione. Eppure, paragrafo dopo paragrafo, si impadroniva di me una sensazione particolare, di estraniazione e anche di disagio. Alla fine dell’articolo mi sono chiesta: ma di chi e di che cosa sta esattamente parlando Roberto Saviano?

Lo scrittore parte da un appello a non tacere, un invito a chi ha visibilità nell’opinione pubblica a intervenire. Sacrosanto, da tempo penso che gli intellettuali siano scomparsi e che l’unico rimasto è, forse, proprio Roberto Saviano: intendo l’intellettuale che interviene nei fatti pubblici, negli eventi, che smuove le coscienze, che fa pensare. Oggi chi “influenza” le persone – ad esempio gli influencer, appunto – è totalmente disinteressato alla sfera pubblica e dedito solo al suo privato, in genere la rappresentazione di se stesso ripetuta ossessivamente.  È vero, questo silenzio sui mali del nostro tempo è insopportabile.

Dopo aver fatto un paragone con gli anni di critica a Silvio Berlusconi, dove secondo lui artisti e intellettuali si spendevano senza rischio di perdere qualcosa, Saviano attacca il governo. Secondo lui, questo governo, fatto da politici xenofobi e pericolosi e di “truppe cammellate di bugiardi di professione  (al loro cospetto gli scherano di Berlusconi erano dilettanti)”, non si muove nel rispetto dei valori costituzionali, legittima scelte e comportamenti scellerati. “Le cose si stanno mettendo male, male per tutti”. Per questo Saviano chiede una mobilitazione “per difendere i diritti che a breve non ricorderete neppure più di avere avuto”. E poi fa un parallelo aperto con il governo Mussolini, parlando del delitto Matteotti, e prosegue con l’esortazione a non accettare “ciò che sta accadendo in questo Paese”.

Vorrei sottolineare che il senso dell’appello di Saviano mi è esattamente chiaro. Mi sono laureata in Filosofia e la mia tesi di dottorato era su Hannah Arendt, studiosa della violenza in politica e dei sintomi precoci dei totalitarismi. So perfettamente che la nascita di un regime autoritario è favorita proprio dall’indifferenza e dalla pigrizia, dalla convinzione che piccoli gesti liberticidi non abbiano importanza, dal lasciar correre rispetto a fatti che potrebbero essere invece prodromi di privazioni di libertà più grandi.

Ritengo, come hanno scritto ormai in molti, che quello che sta accadendo nel Mediterraneo sia una vera e propria Shoah e che noi siamo colpevoli esattamente quanto i tedeschi di 70 anni fa nella misura in cui lasciamo che le stragi avvengano, mentre continuiamo a fare la nostra vita. Anzi, potremmo persino dire che oggi siamo più colpevoli, perché abbiamo foto, filmati, dettagli su tutti coloro che muoiono in mare. Credo  che Primo Levi ci dedicherebbe gli stessi versi che rivolse a chi era connivente con nazisti e fascisti, “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, considerate se questo è un uomo”.

Eppure. Non posso dimenticare che cosa ha provocato la nascita di questo governo. Una stanchezza indicibile della maggioranza della popolazione – parlo anche di quegli artisti e scrittori a cui Saviano si appella – di fronte a anni di governi che non rappresentavano più nessuno, anche perché non votati. Anni di retorica senza contenuti e slogan privi di fatti conseguenti. Anni di tagli ai diritti dei lavoratori e riduzioni di spesa fatte sulle spalle della gente comune, senza toccare i poteri forti né ingaggiare una vera battaglia contro la corruzione. Anni in cui non si è riusciti, solo un esempio, a fare nessuna norma sui vitalizi, nonostante non servisse neanche una legge.

E non scordiamoci che il governo Lega-5 stelle – che ritengo una contraddizione ideologica che presto finirà per esplodere – è nato anche a causa di una legge elettorale fatta da chi era al governo per provocare, di fatto, voluta ingovernabilità. Come si fa a tacere di tutto questo? Si può attaccare con forza Matteo Salvini (ma non chiamandolo ministro della malavita, che onestamente non vuol dire nulla) e la sua politica sui migranti, ma parlare del governo come di un tutto, e come di un male assoluto nel suo insieme, è profondamente sbagliato. La lotta alla corruzione, punto di forza dei 5 stelle è sbagliata? Il taglio dei vitalizi? Un decreto che tenta di arginare la flessibilità incontrollata e disperata sul lavoro? Il reddito di cittadinanza? Come si fa a ignorare un programma che prevede scelte che si basano su valori condivisibili e per questo votato da milioni di italiani: non solo, con rispetto, dalle casalinghe che votavano Berlusconi ma anche da professori, docenti, liberi professionisti, persone con una cultura antifascista e tanti altri che un tempo votavano a sinistra?

Onestamente, e per concludere, credo che Saviano avrebbe dovuto specificare meglio l’obiettivo del suo attacco. Focalizzarsi esclusivamente sul tema dei migranti, restringere il suo appello, indirizzandolo in maniera mirata soprattutto a Salvini. Ma allora avrebbe dovuto evitare di parlare di una battaglia di civiltà globale, che tutto coinvolge, senza distinzioni, senza articolazioni.

Perché, ripeto, alla fine per chi (come me e tanti altri) ha vissuto sempre all’insegna dei valori costituzionali ma ha visto solo avvicendarsi – tranne brevi governi guidati da Romano Prodi – governi Berlusconi oppure governi tecnici o di sinistra, che allo stesso modo hanno fatto scelte solo in nome della propria autoprotezione e non della tutela di chi, là fuori, stava sempre peggio, l’appello di Saviano non provoca voglia di impegno, di denuncia, di discesa in campo. Almeno non in quei termini, non contro quell’obiettivo quasi “metafisico” e scarsamente reale. Rende perplessi, provoca quasi disagio. Per questo credo, anche, che sarà inefficace, perché sembra contrapporre uno ieri idilliaco e all’insegna dei valori a un oggi fatto unicamente di disvalori. Così non è.

Pagina Elisabetta Ambrosi

www.elisabettaambrosi.com

Non posso rispondere a tutti i commenti ma leggo tutto, grazie. 

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Saviano, non siamo solo all’inizio. È già finita

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