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Furbetti del cartellino, in chiesa o al centro estetico invece che al lavoro: 12 indagati al Comune di Procida

I dipendenti timbravano (oppure facevano timbrare) ma non entravano in servizio: 4 di loro sono stati sospesi per un anno dal tribunale. Il giudice: "Ormai era diventato uno 'stile di vita' indiscriminato, con connotazioni inquietanti e surreali". Tra gli accusati c'era anche chi girava per l'isola, comprava fiori o visitava il caro defunto al cimitero
Furbetti del cartellino, in chiesa o al centro estetico invece che al lavoro: 12 indagati al Comune di Procida
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C’era chi andava a fare la spesa e chi girava per fiorai, chi andava a ricercare qualche minuto di raccoglimento in chiesa e chi visitava il caro defunto al cimitero, ma anche chi si ritagliava qualche momento di benessere al centro estetico. O ancora c’è chi si godeva lo splendore dell’isola. Il problema è che 12 impiegati del Comune di Procida facevano queste cose mentre dovevano essere al lavoro: per questo sono finiti in un’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Napoli. Quattro di loro sono stati colpiti dalla misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per un anno firmata dal gip Tommaso Perrella.

Ai 12 vengono contestati i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e false certificazioni e attestazioni. Le indagini condotte dai carabinieri di Procida insieme al nucleo operativo di Ischia hanno fatto emergere – grazie ad appostamenti, pedinamenti e telecamere nascoste – diversi episodi di assenteismo: in sostanza alcuni impiegati timbravano il badge per i colleghi che in realtà non erano al lavoro o si allontanavano senza giustificazione. Secondo le accuse, i dirigenti in alcuni di questi casi avrebbero “coperto” i comportamenti degli impiegati. Tutti gli indagati hanno più di 60 anni e tra loro c’è anche un vigile urbano di 66 anni che timbrava il cartellino e andava a casa, poi alla fine del “turno” vizio” tornava al Municipio per timbrare di nuovo il cartellino per la fine delle ore di “lavoro”.

“Il fenomeno monitorato – scrive il gip Perrella nell’ordinanza per la sospensione dei 4 impiegati – ha assunto i contorni dell’illecita ordinarietà, al punto da assurgere a ‘stile di vita‘ osservato indiscriminatamente da buona parte degli indagati in spregio ai doveri di fedeltà, imparzialità e buon andamento della res pubblica che dovrebbero invece orientarne le condotte”. Per il giudice delle indagini preliminari l’assenteismo ha assunto connotazioni “a dir poco inquietanti e surreali“. Durante le indagini “sono stati quotidianamente registrati allontanamenti ingiustificati da parte dei dipendenti, la cui assenza dal servizio è risultata essere dunque costante”.

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