Com’è cambiato l’approccio alla sessualità fra gli anni 60 e 70? Ce lo spiega la mostra Sex & Revolution. Immaginario, utopia, liberazione (1960-1977), visitabile a Reggio Emilia, Palazzo Magnani, fino al 15 luglio. Decine di sequenze cinematografiche, fotografie, fumetti, rotocalchi, libri, locandine di film, brani musicali, installazioni, ambientazioni di quegli anni ci fanno comprendere un fenomeno unico e affascinante. Spiega Pietro Adamo, direttore scientifico della mostra curata da Pier Giogio Carizzoni: “Rapporti sociali consolidati, fondati su una cultura prepotentemente gerarchica (genitori/figli, uomo/donna, padrone/dipendente, Stato/cittadino, ecc.), sembrano sfaldarsi nello spazio di un mattino”.

Ed ecco a voi le ricerche di Wilhelm Reich che confutò le idee del maestro Sigmund Freud, le prime ricerche di sessuologia di Alfred Kinsey, autore del noto omonimo e coraggioso rapporto sulla sessualità degli americani. E ancora gli studi di Albert Ellis, Frank Caprio, Herbert Marcuse, forieri di indimenticabili battaglie politiche e culturali. Alla mostra sono esposti anche libri rari: per esempio, una copia originale de L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence che, tacciato di oscenità, pur scritto nel 1928 vide la luce solo nel 1960. Fondamentali anche l’Ulisse di James Joyce che ha cambiato il linguaggio letterario o il Tropico del Cancro di Henry Miller o ancora Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian. Tutti autori censurati come pure il siciliano Vitaliano Brancati.

Si passa poi alla descrizione di flussi sociali rilevanti che hanno caratterizzato la rivoluzione sessuale: la legittimazione della contraccezione e dell’aborto; la diffusione del libero amore, dello scambismo, la coppia aperta e il nudismo; la progressiva accettazione sociale dell’omosessualità maschile e femminile. I raduni di Woodstock e, da noi, del Parco Lambro a Milano. La mostra offre al visitatore le prime copertine di Playboy e Penthouse e degli italiani Playmen e Le ore, i libretti erotici della beat generation pubblicati dall’Olympia press e spezzoni di film con i primi nudi: da L’uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet a Blow up di Michelangelo Antonioni. Non poteva mancare il riflesso della protesta studentesca: le femministe, i movimenti di liberazione omosessuale, la funzione gioiosa dell’erotismo, gli stili di vita alternativi, la minigonna di Mary Quant.

Nasce, in quegli anni, anche il porno di massa, laddove l’hard core trova spazio in riviste a larga diffusione (in Italia Le ore, Men, Ov, i cui collaboratori erano spesso intellettuali della sinistra sotto mentite spoglie). Ma anche nel fumetto, nei super 8 da guardare a casa e nei 35 millimetri in sala (in Italia i cinema a luci rosse giungono solo nel 1978: il primo fu il Majestic di Milano). C’è poi la musica: Je t’aime… moi non plus di Serge Gainsbourg e Jane Birkin piuttosto che Love to love you babe di Donna Summer. E si mostrano nude Sabina Ciuffini (la valletta di Mike Bongiorno), le intramontabili gemelle Kessler, Patty Pravo o Iva Zanicchi e tante altre “note” che appariranno senza veli su Playboy italiano.

A teatro, invece, c’era il Living di Julian Beck e si andavano a vedere Hair, Oh Calcutta, The rocky horror show. Tutte esperienze alternative, mentre in sala uscivano film, in altri tempi improponibili ai distributori, come La bestia di Walerian Borowczyk, Le farò da padre di Alberto Lattuada, Novecento di Bernardo Bertolucci (con la nota scena della doppia masturbazione manuale, Robert De Niro da una parte e Gerard Depardieu dall’altra, a opera di Stefania Casini). E ancora L’impero dei sensi di Nagisa Ōshima e Ultimo tango a Parigi sempre di Bertolucci o Salò di Pier Paolo Pasolini che avevano meritato addirittura il rogo. E chi non ricorda (se ha una certa età) i fumetti sporcaccioni come Sukia, Jacula, Biancaneve che ritraevano in copertina attrici note trasformate dai disegnatori in vampire assetate di sangue e sesso? In tv, venivano mandati in onda stralci erotici in programmi familiari come Studio uno (la sensuale esibizione di Ike e Tina Turner), il servizio sul Crazy Horse di Parigi a Odeon o il primo processo per stupro. E in libreria esposti e acquistati libri come Porci con le ali di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice o Paura di volare di Erica Jong.

Dopo un paio d’ore di mostra, ci si chiede: e oggi? La rivoluzione sessuale è fallita? Io credo proprio di sì: Cinquanta sfumature di grigio al posto delle opere di D.H. Lawrence, Henry Miller o Simone de Beauvoir; i concertoni modaioli al posto di Woodstock. In tv, poi, regna, salvo poche eccezioni, il piattume predominante a base di volgarità e ipocrisia. E il porno è defunto, almeno quello dalla valenza trasgressiva dei Mitchell Brothers o di Lasse Braun, sostituito in Rete da un irrefrenabile tzunami di hard usa e getta.

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