Si stima che l’Italia concentri – a seconda della definizione di Patrimonio culturale – dal 60% al 75% di tutti i beni artistici esistenti in ogni continente. Pertanto il nostro Paese rappresenta un punto di riferimento per chiunque nel mondo, soprattutto per chi si è occupato e si occupa d’Arte, dagli artisti del Rinascimento, agli intellettuali che realizzavano il famoso Gran tour tra il Settecento e l’Ottocento, fino ad oggi. D’altra parte le opere artistiche italiane coprono un arco temporale che si estende dalla preistoria ai giorni nostri, condizionando spesso l’arte degli altri Paesi.

D’altronde, tale ruolo ci viene riconosciuto a livello internazionale: la classifica Best countries 2017 di US news & world report, colloca l’Italia prima al mondo per influenza ed eredità culturale. Un risultato che conferma la centralità e l’eccellenza del nostro Paese in tale settore.

Sul nostro territorio c’è una ricchezza culturale molto estesa e diffusa che si concentra in particolare negli Istituti museali e similari non statali – pubblici e privati – (nel seguito Istituti) che sono quasi 5.000 distribuiti sull’intera penisola (Tab. 1). La densità massima (vedi Nota 2 Tab.1), si riscontra nell’Italia centrale, grazie al contributo del Lazio (6,4) e della Toscana (4,5). Terza si colloca la Campania (3,4).

Tutti questi Istituti hanno accolto circa 110 milioni visitatori (Tab. 2), nel 2015, concentrati per poco meno della metà nel Centro, dove sono presenti grandi città d’arte come Roma e Firenze. L’aumento di circa 6,5 milioni di visitatori nel quadriennio è dovuto essenzialmente agli Istituti museali pubblici.

Che cosa preferiscono ammirare i visitatori (Graf. 1) che frequentano questo Patrimonio artistico nazionale? Sostanzialmente la distribuzione non cambia tra il 2011 e il 2015: oltre la metà dei visitatori si reca in Musei, Gallerie e Raccolte (in aumento, da 53,9 milioni nel 2011 a 59,2 nel 2015). Anche in aumento sono i visitatori delle Aree e Parchi archeologici (da 9,5 milioni a 11,9). In flessione (-1,2 milioni) invece i visitatori dei Monumenti e Complessi monumentali, che però numericamente raggiungono valori molto elevati (circa 40 milioni).

Interessante, inoltre, è analizzare la provenienza dei visitatori (Graf. 2). Sia nel 2011 che nel 2015 gli italiani prevalgono sugli stranieri, con un incremento di 10 punti (dal 55,1% al 65,1%) nel quadriennio considerato.

L’attività delle strutture preposte alla gestione dei Beni culturali oltre a permettere ai visitatori di ammirarli, si estrinseca anche nel mettere in atto azioni volte ad attrarre maggiormente il pubblico, da una parte e, dall’altra, di conservarli.

Nel quadriennio 2011-2015, si nota che gli Istituti svolgono prevalentemente come attività aggiuntive quelle didattiche, i convegni, gli spettacoli dal vivo, le mostre temporanee, il restauro conservativo. Tutte le altre attività, quali inventari, ricerca, ecc., sono effettuate in misura inferiore. E’ interessante evidenziare che nel 2015, rispetto al 2011, sono molto aumentati gli Istituti che hanno privilegiato il lavoro di inventariato (+46,7%), a discapito dell’acquisto di beni per collezioni, di pubblicazioni di libri e cataloghi e del restauro conservativo.

Anche dal punto di vista promo-pubblicitario (Tab. 4) gli Istituti, tra il 2011 e il 2015, hanno aumentato i siti web (si è passati dal 50,7% di strutture coinvolte al 57,4%), newsletter (circa 1/4 delle strutture ne fa uso), ma soprattutto hanno puntato alla pubblicità virale che si ottiene tramite i Social media, che hanno avuto un boom, interessando nel 2015 il 40,5% degli Istituti (erano il 3,4% nel 2011).

Abbiamo analizzato anche gli Istituti museali e similari statali, che costituiscono comunque una parte molto importante del nostro patrimonio artistico: parliamo di 30 musei di interesse nazionale e di circa 400 Istituti tra altri musei, aree e parchi archeologici e monumenti che accolgono nel 2017 poco più di 50 milioni di visitatori con introiti di poco inferiori ai 200 milioni di euro.

Negli anni 2000-2017 (Tab. 5) i visitatori sono aumentati del 66%: il 2010 (+15,3% rispetto al 2009) segna un anno di forte crescita seguito da un trend positivo fino al 2017 (+10,4% rispetto al 2016), con la sola eccezione dell’anno 2012 (-9,8%). Gli introiti, invece, sono lievitati nel periodo considerato di una volta e mezza, con incrementi e decrementi registratisi non sempre in corrispondenza degli andamenti dei visitatori.

Ha collaborato Mariano Ferrazzano

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