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Embrioni umani, scoperto il “regista” che decide il destino delle cellule

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature e condotta dai ricercatori della Rockefeller University di New York, permetterà di individuare eventuali difetti che impediscono a un embrione di attecchire nell’utero. Ma anche di trovare armi contro i tumori e verificare quali farmaci possono essere dannosi nelle prime fasi della gravidanza
Embrioni umani, scoperto il “regista” che decide il destino delle cellule
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Era considerato il Sacro Graal della biologia, un processo inseguito da più di un secolo e mai compreso a fondo. Ma ora non è più un mistero. I ricercatori della Rockefeller University di New York, guidati da Ali Brivanlou, hanno scoperto il “regista” che organizza l’embrione umano. Quel meccanismo fatto di geni e proteine, cioè, che indica a ogni cellula a cosa servirà: se per la formazione del cervello, del fegato, del cuore o di qualunque altro organo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, permetterà di osservare da vicino le trasformazioni che avvengono quando le cellule cominciano a specializzarsi. E di individuare, quindi, gli eventuali difetti che impediscono a un embrione di attecchire nell’utero. Oppure sarà di aiuto per trovare armi contro i tumori (osservabili sul nascere) e verificare quali farmaci possono essere dannosi nelle prime fasi della gravidanza.

“La scoperta dell’organizzatore dell’embrione umano è un lavoro bellissimo sotto ogni profilo”, ha commentato Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di biologia dello sviluppo dell’università di Pavia. “Abbiamo una piattaforma sperimentale che ha miriadi di usi”. Nella ricerca dell’università newyorkese, infatti, le cellule staminali embrionali umane sono state utilizzate come un vero e proprio laboratorio. Hanno dato vita a una struttura tondeggiante – spiegano gli scienziati – aiutate da una minuscola impalcatura e da un cocktail di fattori di crescita. Si è quindi formata una gastrula, cioè una struttura sferica formata da tre strati concentrici (chiamati foglietti embrionali) che danno origine agli organi, alla placenta e alle strutture necessarie perché l’embrione si impianti nell’utero. Successivamente i ricercatori hanno messo alla prova questa versione in miniatura dell’embrione primitivo impiantandola in un embrione di pollo. E lì hanno avuto la conferma definitiva della sua capacità di organizzarsi (e del meccanismo con cui ciò avviene).

La scoperta del team statunitense corona il filone di ricerca inaugurato nel 1924 dagli embriologi tedeschi Hans Spemann e Hilde Mangold. Furono loro i primi a individuare il “regista” dello sviluppo embrionale di organismi molto semplici, come la salamandra. Le loro ricerche furono premiate con il Nobel nel 1935 e sono state la base per gli esperimenti che poi hanno portato alla clonazione della pecora Dolly e hanno permesso di produrre cellule staminali embrionali. Ma nessuno, prima di oggi, era riuscito a fare lo stesso con le cellule umane.

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