C’è voluto un colpo di fortuna. Uno scivolone di Stefan De Vrij, proprio lui, il neoacquisto nerazzurro, dopo che per una settimana intera si era parlato dell’opportunità di farlo giocare o meno contro la sua futura squadra. Un paio di episodi (rigore, espulsione, gol in una manciata di minuti), che hanno cambiato una partita che la Lazio stava vincendo, meritando di stravincere, e invece ha finito incredibilmente per perdere. Insomma, praticamente un miracolo, di quelli che solo il calcio sa regalare, di quelli che spesso l’Inter, squadra pazza se ce n’è una, può realizzare. Quello che è successo ieri all’Olimpico non si può spiegare diversamente.

Sei anni dopo l’ultima partita (13 marzo 2012, in panchina c’era Claudio Ranieri: 2-1 in casa contro l’Olympique Marsiglia nel ritorno degli ottavi di finale e qualificazione per i francesi in virtù dell’1-0 dell’andata) l’Inter è di nuovo in Champions League. Decisiva la vittoria per 3-2 in casa della Lazio, in quello che di fatto era un vero e proprio spareggio per la qualificazione in Europa. Ed è stata una partita senza molto senso, come tutte le finali, e ancor di più quelle con in campo queste due squadre, una più folle dell’altra. Se qualcuno avesse spento la tv a fine primo tempo, o anche solo a metà ripresa, sarebbe difficile convincerlo del risultato finale. A un quarto d’ora dal termine la Lazio era qualificata: le bastava un pareggio e vinceva, di più dominava, con i nerazzurri completamente allo sbando. Icardi non pervenuto, Rafinha sostituito, Spalletti che guarda in faccia il fallimento, con la peggior prestazione stagionale nella sera più importante. Poi il ribaltone.

La Lazio sicuramente avrebbe meritato di vincere ieri sera, come probabilmente in tutta una stagione eccellente, in cui tanti obiettivi (dalla semifinale di Europa League buttata via a Salisburgo alla Coppa Italia persa ai rigori) sono sfumati per un nulla. Se c’è un briciolo di giustizia nel risultato dell’Olimpico, è proprio nelle colpe dei biancocelesti. E non parliamo dell’errore di De Vrij, promesso sposo nerazzurro e autore del fallo da rigore che ha cambiato tutto. La squadra di Inzaghi nelle ultime settimane aveva avuto tanti match point per chiudere il discorso: dalla sfida in casa all’Atalanta, al pareggio contro il Crotone di Walter Zenga; persino nello scontro diretto dell’Olimpico potevano avere 3-4 gol di vantaggio all’intervallo. Quando uno spreca troppe occasioni, spesso nel calcio viene punito: anche i diretti interessati, dalle parole di fine gara senza recriminazioni, ne sembrano consapevoli.

Il colpo di testa di Vecino vale 35 milioni di euro. Tanto significa in termini economici la qualificazione in Champions League. E per l’Inter vuol dire salvare la stagione, forse l’intero progetto traballante dei cinesi. Luciano Spalletti è riuscito a centrare l’obiettivo minimo con una rosa che nel corso della stagione si è rivelata palesemente inadeguata: attacco sterile e circoscritto ai soli Icardi e Perisic (Candreva, titolare nel tridente, ha chiuso a zero gol, un caso più unico che raro in tutta la Serie A); centrocampo macchinoso, nessuna alternativa per risolvere le partite in panchina, per i primi sei mesi neanche mezzo difensore di riserva in caso di emergenza. Nonostante tutto ciò, il quarto posto è arrivato ugualmente. Ma l’anno prossimo sarà anche peggio, con l’impegno su tre competizioni. E non una coppa qualsiasi, la nuova Champions con tante big in corsa, in cui l’Inter dopo sei anni di assenza ripartirà dalla quarta fascia. Dal mercato è già arrivato De Vrij (parametro zero di lusso), insieme ad Asamoah e alla giovane stella argentina Lautaro Martinez, ma non può bastare: sono tante le incognite da sciogliere, dalla permanenza di Icardi e Skriniar, ai possibili riscatti di Cancelo e Rafinha, passando per l’arrivo di almeno altri due rinforzi pesanti a centrocampo e in fascia. Suning ha avuto la fortuna di qualificarsi per la Champions, nonostante in tutto l’anno la società non abbia fatto nulla per guadagnarsela. Ora però se la deve meritare, costruendo una squadra all’altezza. In caso contrario il rischio di andare a schiantarsi e compromettere pure il prossimo campionato, come una provinciale qualsiasi impreparata per giocare su più fronti, sarebbe altissimo. E della serata dell’Olimpico resterebbe solo il ricordo di un’impresa un po’ inutile della solita pazza Inter.

Twitter: @lVendemiale

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