Recentemente è venuto a trovarmi da Ischia un giovane e simpatico filmmaker di nome Claudio Cervera. Abbiamo passato tre giorni molto piacevoli assieme, lo immaginavo più basso e lui mi immaginava più magro, in ogni caso ci siamo immaginati ed è sempre divertente quando la realtà tira le orecchie all’immaginazione. Claudio è un ragazzone molto serio e molto ironico, gentile ed educato, mi ha portato in regalo due bottiglie di vino bianco della sua isola, un vino premiato all’ultimo Vinitaly. I primi due giorni ci siamo annusati e il terzo Claudio ha acceso la sua videocamera e mi ha fatto un video ritratto.

Mi fa un immenso piacere conoscere giovani registi e sapere che sono riuscito a suscitare in loro una curiosità filmica e umana, mi fa sentire bravo, ho bisogno di sentirmi bravo, anzi: bravissimo. In che cosa mi reputo bravissimo? Sono bravissimo a essere me stesso, ma per essere me stesso ho bisogno di ascoltare gli altri, ascoltarli attraverso il mio sguardo, ed è per questo che i miei video ritratti riescono così bene, proprio perché sono sempre alla ricerca di me stesso.

Ho una concezione di me stesso molto allargata: mi sento un sasso, un cane, una stella, una foglia, un cielo nuvoloso, un cielo limpido e a volte mi sento anche un essere umano. Soffro di pigrizia acuta, anzi, meglio dire che godo di pigrizia acuta, datemi un punto d’appoggio e starò più comodo, di sollevare il mondo non se ne parla. Sono talmente pigro che per me anche respirare è una fatica di Sisifo, una fatica senza senso, una faticaccia!

Per esempio: mi ritengo un ottimo viaggiatore, potrei anche attraversare la foresta amazzonica, ma potrei intraprendere una simile avventura solo se la sera ci fosse un resort equatoriale ad attendermi e non transigo sulle colazioni con cornetto e cappuccino. Non sono un martire dell’avventura, mi ritengo un santo del comfort, ho bisogno di vivere in un mondo fatto di poltrone, divani, letti e cuscini; ho bisogno di tutto ciò che mi mette nella condizione di sognare.

Claudio ha capito benissimo la mia natura, infatti, mi ha fatto un ritratto sul divano, il divano di casa mia, la mia comfort zone. Su questo divano penso, dormo, sogno,
faccio l’amore, ricalcolo il reale, faccio film, in una parola: vivo. Più che un regista mi sento un “divanista”, il mio set è la vita e la mia vita spesso e volentieri si esprime
sopra questo divano che è anche un letto, una sorta di motore immobile che attrae l’universo circostante. E dovrei andare a bussare alla porta di un produttore? Non
ci penso nemmeno, non ho un film nel cassetto da girare, i miei film nascono sul divano e molte volte ci restano.

Sapete qual è uno dei complimenti più belli che mi abbiano mai fatto? “Ricky, di solito guardo i tuoi film a letto e di notte, mi aiutano a prendere sonno“, ed è stato proprio Claudio Cervera a dirmi queste meravigliose parole. Essere un regista sonnifero, che cosa potrei chiedere di più alla mia arte? Dove c’è il sonno c’è anche il sogno. Un regista sognatore che fa sognare, perfetto!

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