Una tassa da 275 dollari per ogni dipendente di un’azienda che realizza almeno 20 milioni di ricavi all’anno. È la norma approvata dal consiglio comunale di Seattle per aiutare i senzatetto. E il pensiero va subito ad Amazon, che ha sede proprio nella città della west coast e lì dà lavoro a più di 40mila cittadini. La nuova tassa, soprannominata dalla stampa “Amazon tax“, può portare nelle casse del Comune 50 milioni di dollari l’anno. La sindaca Jenny Durkan, però, ha espresso dubbi sulla sua efficacia e ha dichiarato che sta pensando di esercitare il suo diritto di veto.

I membri del consiglio comunale di Seattle hanno votato in modo unanime, nove a zero, per approvare il provvedimento che inizialmente prevedeva un’imposta da 500 dollari per dipendente. Una soglia giudicata troppo alta dalla sindaca, che nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Colpisce i lavoratori. Non posso sostenerla”. La tassa, in verità, è a carico delle grandi aziende, ma non è escluso che possa fare da ostacolo a nuove assunzioni.

Contrari i leader di 131 aziende con sede a Seattle – tra cui i Ceo e cofondatori di Expedia, Alaska Airlines e Payscale – che hanno firmato una lettera congiunta per esprimere le loro obiezioni al progetto. Secondo il New York Times, all’iniziativa non ha partecipato il multimiliardario e ad di Amazon Jeff Bezos, che ha affidato a una nota le sue preoccupazioni per il “futuro creato dall’approccio ostile e dalla retorica del consiglio comunale, che ci costringe a porci domande sulla nostra futura crescita nella città”. Il colosso di ecommerce, che rischia di essere il più esposto alla nuova tassa, nell’ultimo trimestre ha sfondato il tetto del miliardo di dollari di ricavi. Una somma di cui ora Seattle vuole reclamare una piccola percentuale.

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