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Siria, Gentiloni sta con gli Usa e il cattivo è Assad. Ma essere alleati vuol dire succubi?

Siria, Gentiloni sta con gli Usa e il cattivo è Assad. Ma essere alleati vuol dire succubi?
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Il presidente Paolo Gentiloni ha appena terminato di parlare al Senato per fornire alcune delucidazioni circa la guerra in Siria e la posizione dell’Italia. Mentre parlava del “criminale regime” di Assad (come lo ha definito Donald Trump) guardavo Giorgio Napolitano che gli era di fronte. Nel marzo 2009 l’allora presidente della Repubblica in visita a Damasco sostenne: “Esprimo apprezzamento per l’esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti”. Ora anche Assad è nella lista dei cattivi come è accaduto per i talebani, per Saddam e poi per Gheddafi.

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Gentiloni ha parlato di un attacco basato su un presunto uso di armi chimiche di cui nessuna prova (per ora) è a carico del presidente Assad.

Molto grave è che (di questo Gentiloni non ha fatto accenno) un sommergibile nucleare Usa sia partito da Napoli e abbia partecipato all’attacco bellico. Qui vorrei porre una semplice domanda a tutti: è giusto che negli Usa ai loro sommergibili nucleari venga vietato l’accesso nei porti civili per una questione di sicurezza mentre è permesso che entrino nei nostri? Con tutto il carico di pericolo che ne consegue?

Essere alleati non equivale ad essere succubi. Il nostro Parlamento deve essere sovrano. Il nostro primo obiettivo è la sicurezza dei nostri concittadini.

Come correttamente stabilito dal programma Esteri M5s, votato da più di 26.000 persone, noi dobbiamo mirare alla denuclearizzazione del Mediterraneo e alla non ingerenza in Stati sovrani. Basta guerre per il petrolio travestite da missioni di pace. Basta usare i missili per mitigare scandali interni o per mandare messaggi a Paesi non allineati al pensiero unico. In altre parole basta menzogne. Bisogna avere il coraggio di dire che non possiamo essere vincolati ad un’economia di guerra a quel “complesso militare industriale” di cui parlò il presidente Eisenhower. «Ogni ordigno prodotto, ogni nave da guerra varata, ogni missile lanciato significa, infine, un furto ai danni di coloro che sono affamati e non sono nutriti, di coloro che sono nudi ed hanno freddo. Questo mondo in armi non sta solo spendendo denaro. Sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi giovani. […] Questo non è un modo di vivere che abbia un qualsiasi senso. Dietro le nubi di guerra c’è l’umanità appesa ad una croce di ferro».

Ciò che mi ha fatto più ribrezzo in questi giorni è stato come la guerra siriana, che ha causato quasi 500.000 vittime e 5 milioni di profughi, sia stata strumentalizzata per interessi che esulano da un vero desiderio di pace. Stiamo vivendo un processo di disumanizzazione, i signori della guerra non si fermano nemmeno più dinanzi all’atroce sofferenza dei bambini. È principalmente per loro che dobbiamo darci da fare per costruire un mondo umano.

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