Lo scandalo di una tristezza infinita mi perseguita in questa Roma che si sta prosciugando di vita. Il tempo passa e travolge tutto, mi costringe a vivere con i fantasmi.

Mia nonna è morta, mio zio Roberto è morto, il mio amico Nicolino Pompa è morto. Silvano Agosti è vivo ma è mortale, anche lui. Ieri sono stato a trovarlo nel suo cinema, appena ho varcato la soglia dell’Azzurro Scipioni c’era una bambina che stava giocando, dove c’è Silvano c’è sempre il gioco. Ho visto Il silenzio di Ingmar Bergman insieme a due carissime amiche: Marianna e Donatella. Da come guida l’auto Marianna ho il sospetto che le mie amiche siano immortali, almeno loro!

Anche Fabrizio Frizzi è morto, il 26 marzo mi sono svegliato con la notizia della sua morte.

Quando vengo a Roma dormo sempre in una pensioncina a due passi da San Pietro, ho i miei punti fermi: il cinema di Silvano, il ristorante da “Vito e Dina” e il negozio di cappelli dove compro sempre un panama nuovo per la mia testa pelata.

Riccardo, ma non lo sapevi che nella vita non esistono punti fermi? Il negozio di cappelli ha chiuso i battenti, è morto anche lui. Niente panama, mi tengo il vecchio, ormai logoro e stanco come me. Nemmeno una fragorosa carbonara da Vito e Dina riesce a rincuorarmi e il carciofo alla giudìa sembra una creatura mostruosa venuta dallo spazio, croccante come la morte, senza pietà come la vita. Ho la bocca amara, ma non sono le sigarette. Ho il cuore pesante, ma non è la carbonara.

Rientro in camera. Mi corico sul letto. Mi metto a contare le persone vive e le persone morte della mia esistenza, il numero dei morti sta crescendo, sta superando quello dei vivi. Ricordati che sei polvere Riccardo, ma allora perché sto sanguinando? La polvere non sanguina. Forse sto sanguinando per irrorare i miei cari fantasmi.

I sogni sono allucinazioni, i ricordi anche, e persino l’eternità è un’allucinazione. Tutto mi sembra irreale, tranne le allucinazioni. Si nasce, ci si agita per qualche tempo e poi si crepa. Nessuna speranza, la fede è solo l’allucinazione delle allucinazioni. La fede è inumana, il paradiso è ridicolo, vivere per sempre è mostruoso. Morire è geniale.

Quanto mi manca Nicolino, a questo punto mi direbbe: “A coso, vatti a fare una cacio e pepe e non pensare a niente, la cacio e pepe non è un’allucinazione, e non azzardarti a darmi del fantasma, sono più vivo da morto, fidati del tuo amico”.

Va bene amico mio, mi fido. Fidarsi è bene e non fidarsi è peggio, che vadano a farsi friggere anche le frasi fatte. Mi fido di te ma lasciatelo dire: “Roma senza Nicolino non mi convince più, e se anche l’abbacchio fosse un’allucinazione?”.

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