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Mauro Donato, il fotoreporter torinese ancora detenuto in Serbia: “È allarme per le sue condizioni psicofisiche”

L'accusa è di aver aggredito tre profughi afghani, che però lo hanno già scagionato durante un confronto faccia a faccia. I familiari chiedono "alle autorità competenti di occuparsi di questa delicata vicenda con la massima attenzione e solerzia possibile"
Mauro Donato, il fotoreporter torinese ancora detenuto in Serbia: “È allarme per le sue condizioni psicofisiche”
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È in carcere dal 16 marzo scorso e il suo stato di salute sta peggiorando. A lanciare l’allarme per il fotoreporter torinese Mauro Donato, arrestato in Serbia con l’accusa di aver aggredito tre profughi afghani, sono i familiari e l’avvocato Alessandra Ballerini. “Nonostante l’accusa sia stata immediatamente smentita dalle stesse vittime che non hanno riconosciuto in Mauro il loro aggressore e da numerose altre testimonianze – hanno dichiarato in una nota – Mauro si trova ancora ristretto in carcere e le sue condizioni psicofisiche destano allarme”.

Il fotoreporter si trovava in Serbia insieme a un collega per documentare il passaggio dei profughi verso l’Europa e le attività di alcuni operatori umanitari. Quando stava lasciando il Paese è scattato l’arresto da parte della polizia serba, con l’accusa di rapina aggravata ai danni di tre profughi afghani. In un primo momento le vittime avevano riconosciuto Donato nella fotografia della sua carta di identità, ma quando hanno incontrato il fotoreporter in aula hanno smentito che fosse lui l’autore della rapina. Nonostante questo, Donato continua a essere trattenuto in carcere.

“Mauro vive con comprensibile angoscia le accuse contestategli e la detenzione in un paese straniero – continua la nota diffusa dai legali della famiglia – e pur certo che la propria innocenza sarà accertata dalle autorità giudiziarie vede dilatarsi i tempi della sua reclusione che si svolge in una sorta di isolamento non potendo egli comunicare con nessuno a causa delle barriere linguistiche”.

La moglie ha potuto incontrare Donato durante l’orario di visita, ma un vetro divisorio impediva qualsiasi contatto fisico. I familiari e i legali “esprimono forte preoccupazione” sia per il dilungarsi della detenzione di Mauro, “nonostante sia evidente e dimostrata la sua totale estraneità ai fatti contestatigli”, sia per il peggioramento delle sue condizioni di salute e chiedono “alle autorità competenti di occuparsi di questa delicata vicenda con la massima attenzione e solerzia possibile”.

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