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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 9:54 del 2 Aprile 2018

Roma, viaggio sul Tevere tra baraccopoli, plastiche e rischi esondazione: “Un patrimonio da salvare” 

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Un fiume attraversa la Capitale, ma a volte i romani se ne scordano. “Siamo riusciti a spingere le istituzioni a fare un focus sul fiume”, racconta a ilfattoquotidiano.it Paola Verdinelli, presidente di Agenda Tevere, Onlus che riunisce molte associazioni di tematiche diverse – sportive, ambientaliste, culturali, che si occupano di architettura e paesaggio, di ciclisti – e che “non ha il compito di aggredire le istituzioni per quello che hanno fatto e non fatto, ma di suggerire iniziative per trasformare finalmente il Tevere”. Tanti sono i soggetti protagonisti della complessa gestione del fiume: “Un coacervo complesso”, dice la presidente, “che va dalla Regione Lazio ai comuni di Roma e Fiumicino, dalla Guardia Costiera all’Autorità di Bacino, passando per tantissime altre realtà a vario titolo coinvolte”.

Agenda Tevere ha “ottenuto dal Comune la costituzione di un ufficio speciale per il Tevere, incardinato nella direzione generale e quindi alle dirette dipendenze della sindaca”, dice ancora Verdinelli. “E la regione ha creato un ufficio per le bonifiche e il contratti di Fiume, strumento normativo “fondamentale di programmazione strategica per restituire al fiume un ruolo centrale”.

Già, perché il Tevere di problemi ne ha, eccome: “L’area di Ponte Milvio si è allagata nel 1937 a causa di una piena straordinaria che si presenta ogni 100/200 anni”, spiega dall’Autorità di bacino Stefano Pesce. “Teoricamente potrebbe ripresentarsi tra 20/30 anni. E ad oggi non c’è una messa in sicurezza: l’unica possibilità è evacuare”. Autorità di bacino ha realizzato, “in collaborazione con Roma Capitale”, uno studio di fattibilità sulle aree più a rischio relative ai fossi che confluiscono nel Tevere e nell’Aniene “e sugli interventi per mitigare il rischio”, dice ancora Pesce. “Ora la palla passa alla politica, alla Regione Lazio e a Roma Capitale per la parte progettuale e di finanziamento”.

“I muraglioni altissimi e le scalinate ripide, insieme a un Lungotevere perennemente trafficato, creano una barriera che rende l’esperienza dei romani con il fiume inesistente”, dice Federico Occhionero dell’associazione Salvaiciclisti. La pista ciclabile – la Regina Ciclarum, che da Prima Porta arriva a Fiumicino – ha le sue criticità. “Le paline metalliche che un tempo davano indicazioni sono state abbandonate alla ruggine”, dice Occhionero. “Nessuno, turisti e romani, sa se c’è una fontanella o un bar lungo il percorso”. Ci sono le biciclette del “flusso libero”, noleggiabili e parcheggiabili dappertutto. Alcune affiorano tristemente dall’acqua del fiume, con tanto di app che le geolocalizza in mezzo al Tevere.

E poi ci sono le panchine distrutte, gli idrometri abbandonati alle erbacce, le discariche abusive, gli insediamenti abusivi lungo buona parte del corso del Tevere, soprattutto all’altezza del viadotto della Magliana e ora del Gasometro e del Ponte delle Scienze. E “la manutenzione praticamente inesistente” degli spazi. Nel 2016, all’altezza di Ponte Sublicio, è crollato un tratto di muraglione. “Non si sapeva se a dover rimuovere i massi dovesse essere comune o regione. Ad oggi la pista ciclabile è ancora parzialmente ostruita dai new jersey messi a protezione del muraglione”, racconta Sabina Grisoli di Salvaiciclisti. “Che potrebbe ancora franare”.

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