Mosca fa la sua mossa. Dopo la decisione degli Stati Uniti di espellere 60 diplomatici russi per il caso Skripal, coordinata con i Paesi Ue, la Russia ha annunciato l’espulsione di 60 diplomatici Usa. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, aggiungendo che “anche nei riguardi degli altri Paesi tutto sarà speculare per quel che riguarda il numero delle persone che se ne andranno dalle missioni diplomatiche”. L’Italia nei giorni scorsi ha espulso due funzionari dell’ambasciata russa, sempre in risposta all’attacco condotto con agente nervino ai danni dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia in Gran Bretagna. In tutto, ha detto Lavrov, saranno almeno 150 i diplomatici di paesi occidentali che dovranno lasciare la Russia. Oltre agli Usa, gli altri 25 Paesi alleati hanno espulso un numero variabile da due a quattro funzionari russi. La Nato altri sette.

“In questi minuti l’ambasciatore Usa John Huntsman è stato invitato al nostro ministero, dove il mio vice Serghiei Riabkov gli sta esponendo il contenuto delle misure di risposta nei riguardi degli Usa. Esse includono l’espulsione dei diplomatici e la decisione di revocare l’assenso per il funzionamento del consolato generale Usa di San Pietroburgo“. Lunedì Washington aveva infatti anche decretato la chiusura del consolato russo di Seattle. Gli americani dovranno abbandonare del tutto i loro locali entro sabato 31 marzo.

Non c’è alcuna giustificazione per la decisione della Russia di espellere diplomatici americani ed europei”, è stata la la risposta dell’amministrazione Trump che invita Mosca a “non fare la vittima“. “Le nostre azioni sono state motivate esclusivamente dall’attacco sul suolo britannico nei confronti di un cittadino britannico e di sua figlia. Per la prima volta un agente nervino Novachok è stato usato al di fuori di un contesto bellico sul suolo di un alleato”, dice Heather Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato. “Non abbiamo compiuto questi passi con leggerezza – continua – li abbiamo fatti d’accordo con i nostri alleati”. “Gli Stati Uniti si riservano il diritto di rispondere alla decisione della Russia”, conclude la portavoce.

“La Russia vuole non solo reagire alle misure degli Usa e della Gran Bretagna ma anche stabilire la verità nel caso degli Skripal”, ha detto Lavrov. Oltre a Stati Uniti e Canada, sono stati 14 i paesi dell’Unione Europea ad annunciare espulsioni. Gli Usa hanno altri due consolati in Russia oltre a quello di San Pietroburgo. Le sedi sono a Yekaterinburg e Vladivostok. Ma Lavrov nelle sue comunicazioni non ha fatto riferimento ai consolati americani nelle due città.

Mosca, secondo il diplomatico, sta reagendo alle “azioni assolutamente inaccettabili che vengono prese nei suoi confronti, sotto la pesante pressione degli Stati Uniti e del Regno Unito, con il pretesto del cosiddetto caso Skripal”. La Russia ha infatti negato di essere responsabile dell’avvelenamento a Salisbury di Skripal e della figlia, avvenuto secondo Londra con un agente nervino del gruppo Novichok, arma di sviluppo sovietico. La Gran Bretagna, per il russo, sta “costringendo tutti a seguire questa direzione anti-russa”.

Il ministro ha aggiunto che Londra ha informato Mosca dello stato di salute di Yulia Skripal, aggiungendo di aver nuovamente chiesto di vederla, essendo la 33enne una cittadina del Paese. Le sue condizioni, ha fatto sapere l’ospedale di Salisbury, “migliorano rapidamente”. Il padre resta invece in condizioni critiche. Gli investigatori avevano fatto sapere mercoledì che l’ex spia e la figlia hanno avuto il primo contatto con l’agente nervino nella casa dell’uomo: “La più alta concentrazione dell’agente neurotossico si trovava sulla porta d’ingresso dell’abitazione”. Lavrov ha anche comunicato di aver chiesto un incontro con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) per chiedere loro di “scoprire la verità”.

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