Ho sentito per la prima volta il nome Roberto Fico quando ho incontrato a Napoli i movimenti per la Terra dei Fuochi. In un’epoca in cui i media ancora non trattavano tanto questo tema, cercai di avvicinare quegli attivisti al campaigning digitale e loro mi indicarono Roberto Fico come punto di riferimento.
Conobbi poi Fico quando mi ricevette insieme ad Andrea Casale, studente di Farmacia e promotore di #NoMission, a proposito di una petizione per chiedere alla Rai di annullare il reality Mission, nel quale una serie di vip prendevano cachet stellari per fare un’esperienza ‘umanitaria’ in Africa.
L’allora presidente della Commissione di Vigilanza della Rai ricevette le 98.000 firme e dichiarò: “Quasi 100mila persone hanno detto chiaramente di non volere questo tipo di trasmissioni, dato il ruolo importante di agenzia culturale che la Rai ricopre e che i cittadini reclamano a gran voce. Queste firme ora diventano patrimonio della Commissione di Vigilanza Rai“.
Impegnato su tantissimi fronti caldi dell’attivismo in Italia, come quello dell’acqua pubblica, dopo gli sgomberi dei migranti con gli idranti a piazza Indipendenza a Roma, Roberto Fico scrisse: “Uno Stato così non mi rappresenta”. E ancora su Facebook, nell’agosto dello scorso anno, quando imperversava la sterile polemica sulle ong, sfoderò un coraggio unico nel panorama politico italiano:
Io non sono un’attivista del M5S e non lo sono mai stata. Da ragazzina iniziai molto presto a fare politica, a sinistra, prima di prendere tante ed enormi delusioni dalla sinistra parlamentare; delusioni che mi hanno portato da ormai decenni a definirmi di sinistra solo per una vaga e molto ampia postura, per un sentire “umano”; un sentire diverso da quello di un partito lontanissimo dai bisogni dell’Italia reale. Un sentire molto diverso da quello dei radical-chic che stanno facendo circolare le foto di Fico che serve le pizze o che disgustosamente ironizzano sul fatto che abbia lavorato in un call center. Per me la politica è sempre stata altro dalle dinamiche di partito, politica ha per me un significato bello che è quello di passione, di interesse per la res publica.
Oggi, quando mi sembra ancora prematuro dare un colore al governo che verrà, mi sento di dire che Roberto Fico viene da luoghi in cui la politica ha esattamente quel significato – passione e interesse per la res publica – e sinistra ha un sapore affine a questo significato. Sono contenta che queste accezioni trovino luogo ora nella Presidenza della Camera. Spero che Roberto Fico non si dimentichi dei “luoghi” da cui proviene.
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