Guardo alla Siria e non trovo più anima d’uomo. Negata la ragione, o non accetterebbe alcuna giustificazione per un tale scempio di vita. Negato l’istinto, che insegna a ogni animale a custodire la prole. Vedo un uomo che si fa dio mentre nega Dio: non ha spirito, non è né padre né figlio. Fosse padre, fosse figlio, non farebbe quello che sta facendo. Fosse vivo, sentirebbe la carne aggrovigliarsi guardando un solo volto incipriato da calcinacci e disperazione. Corpi pallidi e grigiastri come venuti da un mondo che non ci appartiene.

Insensibili, freddi, forse i morti siamo noi, che non abbiamo il fiato per urlare basta. Tacitamente accettiamo: non è colpa nostra.
Non è colpa di nessuno. Chi sgancia la bomba è senza rimorso: ha eseguito degli ordini. Chi dà gli ordini è senza rimorso: non ha visto la bomba cadere. La guerra è fatta da vigliacchi, come chi gliela lascia fare. Quando un giorno i nostri figli ci domanderanno perché, come è stato possibile, cosa abbiamo fatto e dove eravamo, risponderemo con il niente che i nostri nonni hanno dato ai nostri padri che chiedevano degli stermini.

Arriveranno quelle domande e ci pungeranno alla gola, abbasseremo lo sguardo e fisseremo per terra, là dove oggi si ammassano gli occhi bui dei bambini siriani. Svuotati di vita sono ancora pieni di perché. Per rispondere alle domande dei morti basta il silenzio, per quelle dei nostri figli non basterà la vergogna.

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